Studi di AWARE tra le buone pratiche nel progetto LCA4Regions

Lo studio di LCA (Life Cycle Assessment) applicato ai rifiuti da costruzione e demolizione, condotto recentemente per Regione Lombardia e supervisionato da Lucia Rigamonti, assieme allo studio di LCC (Life Cycle Costing) oggetto del dottorato di Federica Carollo sono stati scelti come buona pratica all’interno del progetto Interreg Europe LCA4Regions.

LCA4Regions è un progetto del Programma comunitario Interreg Europe, che persegue la Cooperazione Territoriale Europea tra 9 Stati: Austria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Germania, Italia.

Il Progetto LCA4Regions si prefigge di integrare in modo più efficace l’applicazione delle metodiche di analisi del ciclo di vita alle politiche ambientali, in considerazione del fatto che usualmente molte politiche sono sviluppate in modo autonomo rispetto alle altre. Il Progetto si focalizza sulla estensione dei metodi LC (life cycle) come approccio olistico nella concezione di politiche pubbliche di protezione dell’ambiente e dell’efficienza del ciclo delle risorse. Su you tube è possibile vedere un breve filmato di spiegazione del progetto.

La presentazione delle buone pratiche selezionate avverrà mercoledì 21 ottobre durante la Transnational Learning Journey n. 3: LCA for waste management and material flows. Maggiori informazioni incluso il link a cui effettuare l’iscrizione (gratuita) all’evento sono disponibili qui.

AWARE all’edizione pilota del campionato mondiale di plogging

Anche AWARE ha partecipato alla prima edizione del campionato mondiale di plogging, ovvero della camminata o corsa con contestuale raccolta dei rifiuti trovati sul percorso. L’evento si inserisce all’interno di Keep Clean and Run, iniziativa nata nel 2015 per sensibilizzare sul tema dell’abbandono di rifiuti in ambiente, il cosiddetto “littering”.

Mario Grosso si è classificato secondo nella categoria running maschile over 45!

La raccolta di Mario Grosso, su un percorso di 10 km
Quella di Lucia Rigamonti, su 8 km

Rifiuti e qualità dell’aria durante l’emergenza

Nell’ultimo numero di Sustainability News del Politecnico di Milano sono stati pubblicati due contributi di Mario Grosso e del collega e amico Giovanni Lonati sugli effetti dell’emergenza Covid su gestione rifiuti e qualità dell’aria.

Entrambi sottolineano la necessità di cogliere questa inaspettata occasione per aggiustare il tiro su entrambi i fronti, lavorando in particolare su approcci di tipo preventivo.

Ancora su CoViD-19 e rifiuti: le indicazioni di SNPA

Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente è intervenuto, a valle delle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, con alcune indicazioni generali che, a partire da queste ultime, affrontano ulteriormente la materia.

Il documento tocca ancora il nervo scoperto delle carenze impiantistiche sul territorio nazionale, che non sempre consentono di avviare la totalità del rifiuto indifferenziato direttamente a trattamenti ad alta temperatura (incenerimento), senza manipolazioni intermedie. Laddove appunto tale modalità non fosse disponibile (e ricordiamo che non lo è per intere Regioni, come la Sicilia, la Liguria, le Marche, tanto per citarne alcune), l’indicazione è di avviare il rifiuto a impianti TMB, a condizione che dispongano di una componente biologica atta a garantire l’igienizzazione del rifiuto. Su questo si citano i processi di bioessiccazione e biostabilizzazione, che tuttavia si presentano molto differenti per quanto riguarda il reale effetto di igienizzazione. Ai sensi delle attuali norme tecniche, si considera igienizzato un materiale esposto per almeno 3 giorni a una temperatura superiore a 55°C; questo vincolo è cogente, oltre che particolarmente rilevante, per il processo di compostaggio, dove il destino finale del prodotto è l’utilizzo in agricoltura; mentre lo è meno per i processi biologici inseriti all’interno di impianti TMB, visto che il materiale prodotto viene poi avviato a trattamento termico o eventualmente in discarica.

Vi sono tuttavia da fare due ulteriori considerazioni. Innanzitutto bioessiccazione e biostabilizzazione, pur essendo processi concettualmente analoghi, si applicano a materiali molto diversi. Il primo infatti agisce sulla totalità del rifiuto indifferenziato, mentre il secondo solo sulla frazione organica “sporca”, ovvero separata meccanicamente dall’indifferenziato. Il vantaggio del trattamento della totalità del rifiuto (nella bioessiccazione) è tuttavia smorzato dal fatto che il processo non garantisce il raggiungimento di temperature particolarmente elevate, proprio perché solo parte del materiale risulta attivo nei confronti del processo biologico (la frazione organica, che non supera il 30% del totale, ma può essere anche sensibilmente inferiore). Viceversa, esattamente per gli stessi motivi la biostabilizzazione è probabilmente più efficace a livello di igienizzazione, ma è applicata solo a una parte del rifiuto. Il che significa che tutta la frazione secca non subisce alcun processo biologico.

Da ultimo il documento SNPA non può che constatare la necessità di ricorrere a forme di deposito temporaneo dei rifiuti presso gli impianti produttivi, oppure di messa in riserva e deposito preliminare, che tuttavia devono avvenire nel rispetto di una serie di condizioni finalizzate a scongiurare l’eventuale diffusione del virus. Questo senza dimenticare il rischio di incendi. E dunque la plastica diventa particolarmente critica, visto che oltre ad essere infiammabile risulta pure tra i materiali più “ospitali” per il CoViD-19, che vi può soggiornare anche per alcuni giorni.

La gestione dei rifiuti ai tempi del coronavirus

E’ difficile trovare un ambito delle nostre vite che non sia toccato dall’attuale situazione emergenziale legata al nuovo coronavirus. I rifiuti non sono da meno, e pertanto sono giunte puntuali le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità su come attuare comportamenti corretti in ambito domestico.

Indicazioni dell’ISS sulla gestione dei rifiuti durante l’emergenza Coronavirus

Oltre a questa chiara infografica alla portata di tutti, è stato prodotto un documento più approfondito, che analizza gli aspetti salienti della questione. Ne richiamiamo qua sotto alcuni, citando testualmente:

Al momento non è noto il tempo di sopravvivenza in un rifiuto domestico/urbano dei coronavirus in generale

limitatamente a quanto noto al momento attuale, si può ipotizzare che
il virus SARS-CoV-2 si disattivi […] in un intervallo temporale che va da pochi minuti a un massimo di 9 giorni

altri coronavirus (es. virus SARS e MERS) non sopravvivono su carta in assenza di umidità, ma
si ritrovano più a lungo su indumenti monouso (se a concentrazione elevata, per 24 ore), rispetto ad esempio al cotone

Si raccomanda quindi che:

nelle abitazioni in cui sono presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria, sia interrotta la raccolta differenziata. Per la raccolta dovranno essere utilizzati almeno due sacchetti uno dentro l’altro o in numero maggiore in dipendenza della loro resistenza meccanica, possibilmente utilizzando un contenitore a pedale

nelle abitazioni in cui NON sono presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria, si raccomanda di mantenere le procedure in vigore nel territorio di appartenenza, non interrompendo la raccolta differenziata. A scopo cautelativo fazzoletti o rotoli di carta, mascherine e guanti eventualmente utilizzati, dovranno essere smaltiti nei rifiuti indifferenziati. Inoltre dovranno essere utilizzati almeno due sacchetti uno dentro l’altro o in numero maggiore in dipendenza della resistenza meccanica dei sacchetti

Infine l’Istituto afferma che, ove siano presenti impianti di termodistruzione, per i rifiuti indifferenziati deve essere privilegiato l’incenerimento, al fine di minimizzare ogni manipolazione del rifiuto stesso.

Si possono effettuare alcuni commenti sul documento dell’ISS.

Il fatto che la disattivazione del virus possa necessitare fino a 9 giorni è un’indicazione tutt’altro che incoraggiante, e come tale deve essere da stimolo a non allentare la guardia circa tutte le misure di precauzione indicate dalle Autorità, non solo nell’ambito della gestione dei rifiuti.

Il richiamo alla verifica della resistenza dei sacchetti di raccolta dell’indifferenziato è decisamente ben posto, visto l’ampio ricorso a sacchetti in bioplastica, spesso di secondo utilizzo successivamente a quello per la spesa, durante il quale sono frequenti i danneggiamenti.

La raccomandazione di smaltire il rifiuto dalla propria abitazione quotidianamente con le procedure in vigore sul territorio (esporli fuori dalla propria porta negli appositi contenitori, o gettarli negli appositi cassonetti condominiali o di strada) può risultare molto problematica, soprattutto in virtù del dominante sistema di raccolta porta a porta che prevede ormai frequenze di raccolta settimanali o addirittura bimensili. Non risulta che i gestori delle raccolte abbiano previsto di intervenire su questo parametro, cosa che comporterebbe una pesante rivisitazione del sistema di raccolta in essere.

Infine, si richiama correttamente l’opportunità di ricorrere alla termodistruzione in luogo di trattamenti meccanici/biologici (anche indicati come trattamenti “a freddo”) per il rifiuto indifferenziato, chiarendo la profonda differenza che intercorre tra queste tipologie di trattamento, spesso ancora oggi descritte come alternative tra di loro.

Webinar “Sviluppi metodologici del LCT applicato alle aree urbane e al settore rifiuti”

Il giorno 11 marzo si è svolto il webinar “Sviluppi metodologici del LCT applicato alle aree urbane e al settore rifiuti” organizzato dalla associazione Rete Italiana LCA, in particolare dal GdL DIRE e dal GdL Gestione e trattamento dei rifiuti.

Qua trovate il programma

Rifiuti e CopenHill

Lo scorso 8 novembre sul canale televisivo FOCUS (35 DTT) è stato trasmesso il documentario realizzato da Angelo Gamba sul termovalorizzatore di CopenHill (Copenhagen). I Proff. Stefano Consonni e Lucia Rigamonti del Centro Studi MatER del Politecnico di Milano hanno risposto a domande sul funzionamento del termovalorizzatore e sulla sostenibilità ambientale. A questo link è possibile visionare l’intero documentario.

Solid waste management in Tyre:
insights from a cooperation project

Since June 2018, our research group is involved in a development cooperation project in Tyre (Lebanon), run by the Italian NGO Intersos and funded by the Italian Cooperation. Further information about the project can be found HERE (Italian only).

The project will be presented at the end of a five-days interchange travel of a delegation of Lebanese partners, on

Friday 21st of June, 2019
from 9:00 to 12:30
(Room 5.02, Edificio 5, Piazza Leonardo da Vinci 32, Politecnico di Milano)

The registration is required and can be done using this FORM.

The draft agenda of the meeting is the following:

  • 9:00 – 11:00 An overview of the project “Gestione Integrata delle Risorse Naturali nell’Unione delle Municipalità di Tiro”:
    • INTERSOS NGO, leading partner
    • ARCENCIEL NGO, local partner
    • Union of Tyre Municipalities, local partner
    • Office for the Ministry of State Administrative Reforms (OMSAR)
    • Project Manager of Ain Baal Solid waste management treatment plant.

Coffee break

  • 11:30 – 12:30 SWM system in Tyre
    • Presentation of the first results of the study
    • Discussion

Light lunch

The meeting will be held in English.

Coordinators: Mario Grosso, Francesca Villa

Prendiamoci Cura

L’Associazione culturale Il Bosco, di Bergamo, ha organizzato la terza edizione di Prendiamoci Cura, ciclo di conferenze su salute e benessere volto a diffondere uno stile di vita sano e sostenibile. La serata conclusiva dell’edizione 2018-2019 si terrà il 14 maggio e sarà dedicata al grande tema dell’ambiente, per sensibilizzare e proporre buone pratiche parlando di Economia Circolare con Lucia Rigamonti: per maggiori informazioni si veda la locandina dell’evento