Premio Giovani Ricercatori LCA 2024 

Si è conclusa la fase di valutazione dei contributi candidati al Premio Giovani Ricercatori LCA 2024, l’iniziativa promossa dall’Associazione Rete Italiana LCA che si rivolge a giovani ricercatori che operano nel campo della valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), al fine di promuovere la ricerca e divulgare le loro attività. 

Il riconoscimento prende in esame ricerche originali e innovative, effettuate negli ultimi cinque anni, riguardanti gli sviluppi metodologici delle metodologie operanti nell’ottica del Life Cycle Thinking (LCT) a supporto di modelli di produzione e di consumo sostenibili. 

Il primo premio è stato conferito a Mary Jo Nichilo del gruppo di ricerca AWARE con il paper dal titolo “Avanzamenti metodologici nella quantificazione delle prestazioni ambientali dei centri del riuso”. Il secondo premio è stato assegnato ad Antonella Accardo del Politecnico di Torino con il paper intitolato  “LCA ex-ante di batterie di nuova generazione per la futura mobilità elettrica”.  

I lavori saranno presentati in occasione del XVIII Convegno dell’Associazione Rete Italiana LCA, che si svolgerà presso  l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti – Pescara (sede di Pescara) dal 3 al 5 Luglio 2024. 

Il programma del Convegno è disponibile qui

Studi LCA sugli imballaggi monouso e riutilizzabili per la ristorazione: un aggiornamento

Riprendendo quanto già discusso in questo post a proposito dell’impiego della metodologia LCA come strumento di supporto alle decisioni in materia ambientale e, in particolare, per analisi comparative tra imballaggi monouso e riutilizzabili per il settore della ristorazione, tema emerso in relazione alla discussione sul nuovo regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (PPWR) e molto dibattuto, vi presentiamo la nuova pubblicazione sulla rivista scientifica The International Journal of Life Cycle Assessment del position paper di cui Lucia Rigamonti, Gaia Brussa e Giulia Cavenago sono coautrici: Requirements for comparative life cycle assessment studies for single-use and reusable packaging and products: recommendation for decision and policy-makers. 

L’obiettivo del position paper è quello di tracciare delle linee guida che possano servire ai decisori politici, e in questo specifico contesto ai membri del Parlamento Europeo, per chiarire cosa sia rilevante dal punto di vista scientifico e metodologico in materia di analisi del ciclo di vita: sono stati, quindi, definiti 11 criteri per valutare se uno studio basato sul “Life Cycle Thinking” possa essere considerato attendibile e se i risultati presentati possano essere utilizzati a supporto delle decisioni. 

In breve, abbiamo stabilito che uno studio LCA per essere considerato scientificamente robusto dovrebbe: 

  • essere indipendente e peer-review; 
  • essere conforme alle ISO 14040 e 14044; 
  • definire chiaramente gli obiettivi e lo scopo dell’analisi; 
  • essere trasparente sui dati dell’inventario e sui risultati della valutazione degli impatti; 
  • contenere analisi di sensibilità e di diversi scenari, per testare diverse assunzioni e parametri; 
  • definire i punti di break-even. 

Sempre sullo stesso tema, vi ricordiamo anche l’uscita a fine febbraio è dello studio del JRC (Joint Research Centre) “Exploring the environmental performance of alternative food packaging products in the European Union”. Lo studio esplora 5 scenari in cui le alternative monouso e riutilizzabili vengono confrontate: (1) Asporto di bibite (calde e fredde) da 0,5 L;  (2) Asporto di cibo pronto; (3) Vendita di bibite (alcoliche e non) da 0,55 L; (4)Vendita di vino da 0,75 L ; (5) Consumo di un pasto in un fast food.

Celebriamo l’acqua con la ricerca

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il 22 marzo 2024 il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale (DICA) del Politecnico di Milano ha organizzato una giornata ricca di occasioni per celebrare questa importante risorsa. La mattinata sarà dedicata al seminario “Lavorare insieme per una gestione sostenibile della risorsa idrica” patrocinato in collaborazione con l’associazione AQUAPLUS. Seguirà poi nel pomeriggio il seminario “Sustainable management of water resources in a changing world”, durante il quale, oltre agli esperti, anche i giovani ricercatori e i dottorandi del Dipartimento avranno occasione di presentare i loro lavori in cui l’acqua è protagonista.

Tra i giovani ricercatori che parteciperanno alla sessione, ci sarà anche il nostro gruppo di ricerca con le presentazioni di Giulia Cavenago e Irene Crippa.

Giulia ci parlerà del progetto BeviMI, promosso da CICMA e cofinanziato da Fondazione Cariplo con la presentazione dal titolo “Drinking water on campus: exploring alternatives and assessing environmental impacts through LCA methodology”, Irene invece presenterà il lavoro “Valorisation of algal biomass from the wastewater treatment process: an LCA analysis”.

Ulteriori informazioni sui lavori citati sono consultabili in questi post https://www.aware.polimi.it/?p=3620 e https://www.aware.polimi.it/?p=2813

Qui invece, potete trovare il programma completo e l’ordine delle presentazioni.

Economia circolare – La sfida del packaging

La metodologia della valutazione del ciclo di vita (LCA) rappresenta un efficace strumento per identificare le strategie di economia circolare più promettenti ai fini di poterle applicare per migliorare le prestazioni ambientali dei modelli di consumo e produzione della società, come affermato nel recente documento pubblicato nel contesto della Life Cycle Initiative.

Come gruppo AWARE abbiamo contribuito alla scrittura del capitolo 5 del volume universitario scritto dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e edito da FrancoAngeliEconomia circolare – La sfida del packaging, introducendo la metodologia Life Cycle Assessment.

Il volume prevede dieci capitoli divisi in due moduli che offrono un’overview completa sul concetto di economia circolare e che approfondiscono un tema di rilevanza internazionale come quello della gestione del fine vita degli imballaggi.

Il manuale, che ha visto insieme a noi il contributo di altri studiosi in materia ambientale, accademici e tecnici esperti nella gestione dei materiali da imballaggio, è stato pensato come strumento di studio per gli universitari che affrontano sia percorsi scientifico-tecnologici sia legati all’economia e al diritto.

Potete trovare il volume a questo link, buona lettura!

Acqua di rete in Università per un impatto sostenibile

Questo mese si è concluso il progetto BeviMI, promosso da CICMA e cofinanziato da Fondazione Cariplo, che ha visto coinvolto il gruppo AWARE nello svolgimento di una ricerca interuniversitaria con due obiettivi principali:

  • indagare i comportamenti attualmente adottati dalla comunità universitaria in materia di acqua da bere e rifiuti plastici generati tramite un approccio citizen science;
  • analizzare l’impatto ambientale delle diverse filiere di approvvigionamento di acqua disponibili negli atenei milanesi tramite metodologia life cycle assessment (LCA);

CAMPAGNA DI SCIENZA PARTECIPATA

Per la raccolta dei dati sui comportamenti attualmente adottati dalla comunità universitaria in materia di acqua da bere e rifiuti plastici generati è stato predisposto un questionario qualitativo.

Il questionario è stato diffuso tra gli studenti, i docenti, i ricercatori, i dottorandi e il personale tecnico amministrativo delle Università milanesi Milano-Bicocca, Politecnico e Università degli Studi di Milano tramite gli Uffici di Sostenibilità dei tre atenei e grazie all’aiuto di alcune associazioni studentesche. 

Figura 1. Indagine sulla modalità più frequente di rifornimento di acqua in università (questionario BeviMI)

In media il 77% dichiara di consumare prevalentemente in università acqua di rete, ritenendola una scelta sostenibile, comoda ed economica.

Dal questionario è inoltre emersa la richiesta di installare erogatori laddove non presenti e la necessità di effettuare campagne di sensibilizzazione, eventi o percorsi di approfondimento per abbattere falsi miti che frenano alcuni studenti dal bere acqua di rete (ad esempio per paura dello stato delle tubature, della presenza di calcare, e di uno scarso monitoraggio). Proprio in questa ottica, all’interno del progetto è stato svolto tra il 20 aprile e 18 maggio 2022 il ciclo di seminari Bbetween “Acqua: gestione e uso sostenibile” che ha visto il coinvolgimento del gestore del servizio idrico, di docenti, dei delegati alla sostenibilità degli atenei e di organizzazioni civiche (le registrazioni sono accessibili qui).

VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE

A conferma dell’effettiva sostenibilità della scelta di bere acqua di rete anziché acqua in bottiglia, è stato confrontato con applicazione della metodologia LCA l’acquisto di una bottiglia in PET da 0,5 litri (filiera 1) con il prelievo di 0,5 litri di acqua di rete tramite casa dell’acqua installata sul territorio e borraccia personale in alluminio (filiera 2).

Figura 2. Sistemi disponibili in università per l’approvvigionamento di acqua confrontati in un’ottica di quantificazione di impatto ambientale.

Nella filiera 1 sono state incluse le fasi di captazione dell’acqua, la produzione della bottiglia (corpo, tappo, etichetta) e degli imballaggi di vendita e trasporto, il trasporto del prodotto finito, la sua eventuale refrigerazione, il suo utilizzo e lo smaltimento di tutti gli imballaggi coinvolti nel processo.

Per la filiera 2 sono incluse invece le fasi di captazione, potabilizzazione e distribuzione dell’acqua, costruzione, uso e fine vita della casa dell’acqua, costruzione, lavaggio e fine vita della borraccia in alluminio.

Lo studio è stato condotto utilizzando il software SimaPro 9.3 e adottando il metodo proposto dalla commissione europea EF 3.0 basato su 16 categorie di impatto che quantificano gli effetti sull’ambiente (8 categorie), sulla salute umana (4 categorie) e sull’esaurimento di risorse (4 categorie), con l’intento di includere il più ampio spettro di problematiche potenzialmente causate da ciascuna filiera.

Figura 3. Categorie di impatto valutate nel metodo Environmental Footprint 3.0 proposto dalla Commissione Europea adottato nello studio LCA.

Dai risultati ottenuti è stato possibile affermare che, in accordo con le assunzioni fatte per le due filiere, consultabili nella ricerca completa (disponibile su www.contrattoacqua.it), la scelta di bere 0,5 litri di acqua di rete erogata dalla casa dell’acqua e raccolta tramite borraccia in alluminio è ambientalmente più vantaggiosa della scelta di acquistare acqua in bottiglie di PET da 0,5 litri per tutte le 16 categorie di impatto analizzate.

Figura 4.Confronto tra gli impatti delle due filiere per tutte e 16 le categorie di impatto analizzate. 

Per quanto riguarda la filiera 1, si può poi affermare che le fasi che contribuiscono in misura maggiore agli impatti totali sono il ciclo di vita della bottiglia in PET e il trasporto della stessa dall’imbottigliatore al rivenditore; nella filiera 2 invece le fasi principalmente responsabili degli impatti totali sono il consumo di energia elettrica per il funzionamento della casa dell’acqua e il lavaggio della borraccia.

L’applicazione della metodologia LCA ha permesso di delineare inoltre le seguenti conclusioni:

• lo studio effettuato è uno strumento utile per le università per quantificare gli impatti di ateneo del consumo di acqua in PET e stimare la potenziale riduzione che si otterrebbe nel caso di un maggior ricorso all’uso di acqua di rete;

• la selezione dei fornitori di bottiglie in PET da parte degli atenei può essere fatta secondo criteri sviluppati in ottica di sostenibilità ambientale per minimizzare gli impatti di tale filiera (alcuni criteri emersi sono ad esempio la scelta di fornitori con distanza imbottigliatore-atenei minore, la scelta di bottiglie con una certa percentuale di granuli in PET riciclato…);

• lo studio sottolinea l’impatto non trascurabile dei consumi elettrici dei distributori automatici, elemento su cui sarebbe opportuno intervenire; 

• relativamente all’acqua di rete è importante adottare piccoli accorgimenti (come limitare l’uso di acqua nel lavaggio della borraccia) per evitare di ridurre i notevoli effetti positivi generati dalla scelta di bere acqua di rete; 

• un possibile sviluppo futuro emerso dallo studio è quello di effettuare un confronto specifico tra gli erogatori e le case dell’acqua, in modo da identificare se nei campus universitari sia più strategico da un punto di vista ambientale un modello diffuso (tanti erogatori di minori dimensioni), un modello concentrato (un’unica casa dell’acqua in luogo molto frequentato) o un modello ibrido.

Qual è l’impronta di un libro scolastico? Con Zanichelli abbiamo cercato di dare una risposta

La metodologia LCA (Life Cycle Assessment) è uno degli strumenti più efficaci che oggi abbiamo per valutare i potenziali impatti ambientali di un prodotto.

Zanichelli editore S.p.A. ha deciso di commissionare al nostro gruppo di ricerca AWARE- Assessment on WAste and REsources un’analisi del ciclo di vita del libro ministeriale di tipo B (libro di carta ed e-book), per quantificare il suo impatto sull’ambiente e capire cosa la casa editrice possa fare per ridurlo.

Figura 1. Confini del sistema del prodotto editoriale Zanichelli in analisi.

La valutazione ambientale ha incluso 15 categorie di impatto, di cui 8 associate all’impatto sull’ambiente, 3 all’impatto sulla salute umana e 4 all’impatto sull’esaurimento di risorse, con l’intento di includere il più ampio spettro di problematiche potenzialmente causate dal prodotto in analisi.

I risultati dello studio mostrano che gli impatti ambientali del libro scolastico Zanichelli di tipo B sono principalmente associati al ciclo di vita del libro cartaceo, soprattutto alla sua fase realizzativa.

Figura 2. Impatto complessivo del libro ministeriale di tipo B sulla categoria “cambiamento climatico” con la relativa analisi dei contributi.

Attualmente le potenzialità dell’e-book associato alla copia cartacea sono poco sfruttate e di conseguenza il suo carico ambientale è ridotto. Utilizzando il digitale al massimo delle sue potenzialità gli impatti complessivi del libro ministeriale B subiscono un aumento importante, oscillante tra il + 17% e il +229% a seconda della categoria di impatto osservata.

Gli impatti dell’ebook sono strettamente dipendenti dalle modalità d’uso dell’utente, ossia dalla quantità di materiale effettivamente scaricato (in termini di Gigabyte) per la fase di trasferimento del materiale e dalle ore di studio dedicate all’apprendimento su dispositivo elettronico.

Come riportato sul suo sito, la casa editrice Zanichelli si impegnerà nelle seguenti azioni:

  • scegliere cartiere e tipografie che usino più energie rinnovabili e meno reagenti chimici
  • usare inchiostri vegetali nella stampa, colle vegetali nella rilegatura e materiali biodegradabili nella plastificazione delle copertine
  • ridurre gli scarti di lavorazione della carta nella legatoria
  • valutare la fattibilità di compensare le emissioni di gas serra finanziando piantagioni di alberi o altre iniziative che riducano le emissioni anidride carbonica.

Un concentrato di pubblicazioni sulla rivista Ingegneria dell’Ambiente

Siamo felici di comunicarvi che il terzo volume di quest’anno della rivista Ingegneria dell’Ambiente è ricco di contributi del gruppo AWARE!

Troviamo un articolo di Giulia Cavenago, Mario Grosso e Lucia Rigamonti sulle fasi opzionali di normalizzazione e pesatura nella metodologia Life Cycle Assessment (LCA) e un articolo di Valeria Venturelli, Giovanni Dolci, Arianna Catenacci, Francesca Malpei e Mario Grosso sulla degradazione anaerobica di sacchetti in carta e in bioplastica per la raccolta del rifiuto alimentare.

Il primo articolo, trattando un argomento di estrema attualità, cerca di porre luce su alcune fasi a oggi opzionali della metodologia LCA partendo da un’analisi dello stato dell’arte e passando per le modalità d’uso di queste fasi proposte dal Joint Research Centre della Commissione Europea che si occupa di LCA.

Secondo la norma ISO 14044, standard tecnico che fornisce requisiti e linee guida su come condurre uno studio LCA, queste due fasi non sono obbligatorie, pertanto spesso gli studi si fermano alla fase precedente, quella di caratterizzazione degli impatti. Tuttavia, da una ricerca condotta nel 2015 nel contesto della Life Cycle Initiative, un’iniziativa congiunta del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e della Società di tossicologia e chimica ambientale (SETAC), è emerso che, seppur ritenuto complicato e ancora poco robusto utilizzarle, entrambe le fasi vengano considerate rilevanti ai fini decisionali. Aggregare i risultati normalizzati e pesati, fornendo un unico punteggio indice dell’impatto ambientale complessivo del prodotto, è infatti d’aiuto per il decisore per il quale l’interpretazione delle molteplici informazioni ambientali può risultare complessa. Infine, nell’articolo sono riportati i risultati dell’indagine condotta sull’utilizzo attuale di queste fasi opzionali negli studi LCA pubblicati su alcune note riviste scientifiche. Il campione è stato ristretto a studi LCA applicati ai rifiuti, relativi al biennio 2019-2020.

Potete trovare qui l’articolo completo.

Il secondo articolo analizza i risultati di prove di degradazione anaerobica effettuate in laboratorio su differenti tipologie di sacchetti per la raccolta del rifiuto alimentare, in bioplastica e in carta, allo scopo di stimarne l’efficienza di degradazione nei digestori reali, individuando in tal modo l’opzione migliore per il trattamento anaerobico del rifiuto alimentare.

In Italia, per la raccolta del rifiuto alimentare, è ampiamente diffuso l’utilizzo di sacchetti in bioplastica compostabili, definiti tali in accordo allo standard tecnico UNI EN 13432:2002. La legislazione italiana prevede che questi manufatti debbano essere accettati da tutti gli impianti di trattamento biologico, siano essi aerobici o anaerobici. Tuttavia, lo standard richiede la sola valutazione della degradabilità aerobica, mentre non è generalmente necessario testare il comportamento in condizioni anaerobiche. Pertanto, l’articolo valuta la degradazione anaerobica dei sacchetti compostabili in bioplastica, analizzando i risultati di prove batch di biometanazione (BMP – biochemical methane potential) in condizioni termofile effettuate su quattro tipologie di sacchetti in bioplastica e su un sacchetto in carta specificamente realizzato per la raccolta del rifiuto alimentare, utilizzato come termine di paragone. I risultati delle prove indicano una buona degradabilità (>71%) dei sacchetti in bioplastica. Tuttavia, essi sono caratterizzati da particolari cinetiche di degradazione, con un andamento a gradini o una prolungata fase di latenza iniziale, che ne limitano la conversione in metano nei digestori reali, caratterizzati da alimentazione continua. Al contrario, prospettive molto interessanti sono offerte dal sacchetto in carta, che mostra, in aggiunta a una buona degradabilità anaerobica (74%), una cinetica di degradazione molto rapida.

Potete trovare qui l’articolo completo.

Siamo molto soddisfatti di aver pubblicato i nostri lavori su questa rivista italiana basata su una valutazione critica peer review. Ingegneria dell’Ambiente si propone come strumento per raggiungere e dialogare con il mondo dei tecnici ambientali, dei liberi professionisti, dei funzionari della pubblica amministrazione, dei formatori e degli Enti di controllo.

Come incentivare l’uso di acqua di rete e la riduzione di nuova plastica? Noi ci proviamo con il progetto BeviMI

Mercoledì 13 Ottobre avremo il piacere di partecipare ad una tavola Rotonda presso la Centrale dell’Acqua di Milano in occasione del lancio del progetto #BeviMI.

BeviMI vede i tre atenei milanesi Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’associazione CICMA (Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua) uniti per promuovere attraverso l’App BeviMI e gli ecocompattatori di Coripet l’utilizzo dell’acqua di rete e la riduzione e il riciclo della plastica.

I delegati alla sostenibilità dei tre Atenei milanesi – Stefano Bocchi, Matteo Colleoni ed Eugenio Morello si confronteranno con CICMA, Coripet ed MM sull’approccio interdisciplinare alla sostenibilità per la promozione di comportamenti responsabili in grado di contribuire alla Transizione ecologica della città di Milano.

Noi approfondiremo i contenuti e i metodi della Ricerca interuniversitaria legata al progetto, basata sul concetto di “citizen science” e sull’uso della metodologia LCA per valutare l’impatto delle diverse filiere di approvvigionamento di acqua (dalla rete o con bottiglie di plastica) e dei diversi trattamenti del rifiuto di PET (recupero energetico, raccolta non selettiva del PET e raccolta selettiva col metodo Coripet “bottle to bottle”).

La tavola rotonda potrà essere seguita al seguente link.

Maggiori informazioni sul progetto e su CICMA sono disponibili al seguente link.

Giornata mondiale dell’acqua: lancio del progetto BeviMi

In occasione della giornata mondiale dell’acqua oggi nasce BeviMI, una novità per una Milano più sostenibile!  BeviMI sarà una APP, un gioco, ma anche una ricerca che coinvolgerà tre campus universitari della città nel prossimo Anno Accademico 2021-2022.

Bicocca, Politecnico e Statale collaboreranno insieme per sviluppare il progetto promosso da CICMA, Comitato Italiano Contratto Mondiale Acqua. BeviMI è co-finanziato da Fondazione Cariplo e da Coripet, con il supporto tecnologico di Genuine Way.

AWARE si vedrà coinvolto nell’attività di ricerca, vi terremo aggiornati! 

Qui trovate il comunicato stampa.