Il duplice contributo di Aware alla conferenza WasteSafe (Bangladesh, 23-24 febbraio 2019)

C’era anche AWARE per il decimo anniversario della conferenza “WasteSafe – Integrated Management and Safe Disposal of Municipal Solid Waste in Least Developed Asian Countries”, a Khulna, in Bangladesh.

L’incontro è durato due giorni (23-24 febbraio 2019) e ha coinvolto oltre un centinaio di persone del mondo accademico bangladese, insieme ad altri appartenenti di alcune delegazioni internazionali (Italia, Germania, Nepal, India, Zimbabwe).

Nelle sale della KUET (Khulna University of Engineering & Technology) si è parlato di sistemi di gestione dei rifiuti solidi e dei reflui sanitari, di tecnologie, dello stato dell’arte, della situazione attuale, delle sfide organizzative e tecniche che si possono incontrare in contesti a basso reddito.

In questo contesto, sono stati presentati due contributi, sintesi del lavoro svolto lo scorso anno sotto il filone relativo alla gestione dei rifiuti nella cooperazione internazionale.

Il primo, dal titolo “Entering Rocinha: a study on solid waste management in a slum of Rio de Janeiro (Brazil)“, presentato sabato pomeriggio, è una fotografia della gestione dei rifiuti nella famosa favela carioca, e contiene una proposta per la creazione di un sistema parallelo al sistema ufficiale nata dall’analisi delle esistenti iniziative di gestione locale e decentralizzata.

Clicca qui per l’abstract (Rocinha)

Il secondo, “Social aspects in the pathway towards the closure of a dumpsite: the case of Ngong (Kenya)“, nella sessione di domenica mattina, ha affrontato gli aspetti sociali legati ad un intervento, come può essere la chiusura di una discarica incontrollata e l’apertura di un nuovo impianto di trattamento, che prelude ad un miglioramento ambientale ma anche ad una drastica mutazione del tessuto sociale in cui si interviene.

Clicca qui per l’abstract (Ngong)

La conferenza è stata interessante, e ancor più stimolante è stata l’immersione, pur breve, nella realtà bangladese, tra le vie di Khulna brulicanti di persone in piena attività, le decine di rickshaws e tuk-tuk elettrici su cui si basa la mobilità stradale, le campagne verdi, le risaie, le mangrovie… un’esperienza che è valsa il viaggio!

Al via il progetto DESARC-MARESANUS – Contrastare l’acidificazione dei mari rimuovendo carbonio dall’atmosfera

Il progetto di ricerca “DESARC-MARESANUS” affronta due problemi ambientali di grandissima rilevanza: l’aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio (CO2) in atmosfera e la conseguente acidificazione degli oceani.

È ormai evidente e riconosciuto dalla comunità scientifica che le attività umane, in particolare l’uso di combustibili fossili e la deforestazione, hanno comportato un aumento dei livelli di CO2 in atmosfera di entità e velocità senza paragoni rispetto agli ultimi due milioni di anni. Il conseguente surriscaldamento globale sta già provocando conseguenze sulle attività umane e sugli ecosistemi, come riconosciuto anche dall’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Parallelamente agli impatti causati direttamente e indirettamente dall’aumento delle temperature, la diffusione negli oceani della CO2 atmosferica in eccesso sta comportando un aumento dell’acidità delle acque dei mari, con rischi già elevati per gli ecosistemi marini, in particolare le barriere coralline.

Per limitare il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C”, come stabilito nell’ambito dell’Accordo di Parigi, non è più sufficiente la drastica riduzione delle emissioni di gas climalteranti, ma diventa necessario rimuovere CO2 dall’atmosfera in quantità tanto più ingenti quanto più si ritarda nella riduzione delle emissioni.

Il progetto “DESARC-MARESANUS” è proprio finalizzato a studiare un processo per rimuovere CO2 dall’atmosfera e contemporaneamente contrastare l’acidificazione degli oceani. Questo processo, già oggetto di attività di ricerca al Politecnico di Milano recentemente pubblicata sulla rivista “Mitigation and Adaptation Strategies for Global Change”, utilizza le biomasse per produrre calce con cui diminuire l’acidità del mare, generando sottoprodotti energetici decarbonizzati come l’idrogeno. L’attività di ricerca del progetto DESARC-MARESANUS è finalizzata a studiare più in dettaglio la fattibilità tecnica ed economica del processo, nonché i benefici per il comparto marino, con un focus sul Mediterraneo.

A tale scopo la ricerca prevede il coinvolgimento della Fondazione Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), una delle principali strutture di ricerca scientifica sul cambiamento climatico a livello europeo. In particolare, la Divisione ODA (Ocean Modeling and Data Assimilation) del CMCC studierà il potenziale contributo del processo nella riduzione del trend di acidificazione del mare Mediterraneo, assorbendo nel contempo CO2 dall’atmosfera, valutando diverse strategie operative. Alla ricerca collabora inoltre CO2APPS, una start-up innovativa che ha ideato il processo.

Amundi, il più grande asset manager in Europa per patrimonio gestito e tra i primi dieci a livello globale, offre il proprio contributo economico ai due partner scientifici del progetto DESARC-MARESANUS, coerentemente con il proprio impegno nell’investimento responsabile, dimostrato da un’esperienza decennale e da masse gestite secondo i principi ESG pari a 276 miliardi di euro. Amundi è in prima linea nel contrasto al cambiamento climatico e nell’affrontare altre sfide cruciali a livello globale quali le ineguaglianze sociali. Tra le iniziative emblematiche intraprese in questo settore va citata la partecipazione in qualità di cofondatore alla Portfolio Decarbonization Coalition (PDC), istituita nel 2014 e l’adesione ai Principi per l’Investimento Responsabile nel 2006. Lo scorso ottobre Amundi ha presentato un piano d’azione triennale nell’investimento responsabile destinato a implementare in modo integrale i principi ESG e, fra le altre cose, ad aumentare gli investimenti in progetti a impatto ambientale e sociale, quali ad esempio DESARC-MARESANUS.

Secondo il Prof. Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici presso il Politecnico di Milano e Project Leader della ricerca: “DESARC-MARESANUS è una ricerca di grande importanza per avviare quel grande sforzo, anche tecnologico, necessario per rimanere all’interno degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e per perseguire scenari ambiziosi di contenimento del surriscaldamento globale”.

Il Prof. Mario Grosso, responsabile scientifico della ricerca per il Politecnico di Milano, aggiunge: “la ricerca riguarda uno dei temi di frontiera della lotta al cambiamento climatico: si intende alzare l’asticella dell’ambizione e studiare una tecnologia che permetta di conseguire emissioni negative, ovvero rimozione di CO2 dall’atmosfera. Qualcosa di sicuramente pionieristico, ma imprescindibile per cercare di stabilizzare il sistema climatico”.

La Dott.ssa Simona Masina, responsabile dell’unità di modellistica oceanica della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, afferma: “il progetto DESARC-MARESANUS ci permetterà di stimare per la prima volta la risposta del Mar Mediterraneo al processo di alcalinizzazione come possibile strumento di riduzione dell’acidificazione del mare e contemporaneamente di rimozione di CO2 dall’atmosfera”.

Paolo Proli, Head of Retail Distribution di Amundi SGR, conclude: “Amundi è stata pioniera nei diversi fronti dell’investimento responsabile e si è fatta portavoce del climate change e di come ciò sia rilevante nella gestione degli investimenti, contribuendo a costruire una consapevolezza che oggi è sempre più diffusa. Il contributo economico al progetto di ricerca DESARC-MARESANUS risponde alla nostra vocazione di asset manager consapevole della propria responsabilità nei confronti della società e convinto che ciò possa tradursi in performance finanziarie nel lungo periodo”.

Potenziali emissioni negative di CO2 nel settore della produzione di cemento – una nuova pubblicazione

E’ stato pubblicato su Mitigation and Adaptation Strategies for Global Change un nuovo lavoro sul tema dello stoccaggio sottomarino della CO2 rilasciata da processi di produzione del cemento. Nell’articolo si approfondisce anche la potenzialità del processo complessivo di conseguire emissioni negative di CO2, grazie al potenziale di carbonatazione del cemento durante la sua vita utile e nel fine vita.

La valutazione, applicata a quattro differenti situazioni geografiche, ha sostanzialmente confermato quanto precedentemente rilevato in merito ai costi dello stoccaggio e al beneficio ambientale complessivo del processo proposto.

Qua il link alla pubblicazione

In memoria di Alfons Buekens

Il 19 Febbraio 2019 ci ha lasciati il Prof. Alfons Buekens, uno dei miei mentori principali.
Tutto iniziò durante la Dioxin Conference di Venezia – correva l’anno 1999 – dove ha commentato una delle mie prime emozionate presentazioni durante una conferenza internazionale e mi ha invitato a visitare il suo Dipartimento alla VBU di Bruxelles durante il mio dottorato. Abbiamo poi avuto numerosi scambi professionali e umani molto proficui, culminati nel 2013 con il suo supporto alla mia permanenza presso la Zhejiang University di Hangzhou come visiting researcher. Analogo supporto mi ha permesso di visitare le Università di Kyoto e di Sendai in Giappone, nell’anno successivo.
Non dimenticherò mai la sua gentilezza, la devozione alla ricerca e la volontà infinita di sostenere i giovani ricercatori.
Non dimenticherò mai il suo sottile senso dell’umorismo.

Arrivederci Alfons!

From waste treatment to resources management: strengths and weaknesses of the circular economy concept

Martedì 12 Febbraio Mario Grosso ha parlato delle principali ricerche di AWARE su gestione dei rifiuti ed economia circolare, nell’ambito del ciclo di seminari organizzati dalla Commissione Scientifica di Dipartimento.
Aula Castigliano del Politecnico di Milano, ore 11.

Scarica la locandina

Disponibile la presentazione

Cattura e utilizzo della CO2

In data 23-24 gennaio 2019 si è tenuto a Gouda (Paesi Bassi) il meeting semestrale del progetto europeo Horizon 2020 FReSMe (grant number 727504).

Il progetto europeo FReSMe tratta uno dei temi che negli ultimi anni sta suscitando un forte interesse, ossia quello della cattura e utilizzo della CO2 (Carbon Capture and Utilization) applicato alle emissioni generate dal settore industriale. Il processo sviluppato prevede l’integrazione di più tecnologie dedicate alla cattura delle emissioni di CO2 derivanti dai processi di lavorazione delle acciaierie, nonché recupero di idrogeno allo scopo di produrre metanolo, utilizzabile come combustibile nel trasporto via mare.

Gli 11 partners del progetto, di cui fa parte anche il gruppo AWARE con Lucia Rigamonti ed Elisabetta Brivio partecipanti attive, si sono incontrati a Gouda (sede di Array Industries, uno dei partner del progetto) per fare il punto della situazione.

Per maggiori informazioni sul progetto è possibile consultare il sito dedicato oppure leggere il seguente articolo.