La mia tesi tratta delle emissioni di anidride carbonica degli impianti Waste-to-Energy (WtE), concentrandosi sulla distinzione tra CO2 biogenica e fossile. Il sistema di scambio di emissioni dell’UE (ETS) prevede che gli impianti WtE comunichino le emissioni di CO2 di origine fossile a partire dal 2024, per poi includerle a partire dal 2028 ai fini di scambio di quote, nell’ottica di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La tesi, svolta durante uno stage in A2A, dapprima confronta le differenti metodologie di quantificazione del contenuto biogenico e fossile dei rifiuti e delle emissioni di CO2 da WtE, poi presenta il calcolo di fattori di emissione fossile, e infine identifica una procedura di validazione delle misure di CO2 a camino, mediante un calcolo che sfrutta le analisi del contenuto di carbonio biogenico del rifiuto.
Federica Dei
Il mio lavoro di tesi si è focalizzato sulla valutazione degli impatti ambientali della produzione di idrogeno tramite elettrolizzatore PEM alimentato da diverse fonti energetiche: rete elettrica italiana, energia eolica ed energia derivata dalla termovalorizzazione della parte biogenica del rifiuto urbano residuo. L’analisi è stata condotta applicando la metodologia LCA (Life Cycle Assessment). I risultati evidenziano che gli impatti ambientali della produzione di idrogeno dipendono principalmente dal consumo di elettricità, mentre nella costruzione dell’elettrolizzatore i principali contributi provengono dai metalli rari, come platino e iridio, e dal Nafion. Negli scenari di alimentazione con energia eolica e termovalorizzazione si registrano riduzioni significative degli impatti complessivi. Questa tesi contribuisce a evidenziare il potenziale dell’idrogeno verde nella transizione energetica e l’importanza di ottimizzare materiali e processi per migliorare la sostenibilità ambientale complessiva. Gianluca Bavoso
Il mio lavoro di tesi ha riguardato la valutazione di riciclabilità dei blister farmaceutici in alluminio, in particolare il confronto tra materiale convenzionale e soluzione innovativa senza PVC. A differenza della soluzione standard, che presenta quantitativi di polivinilcloruro (PVC) rilevanti, la soluzione innovativa senza PVC è costituita da polipropilene (PP) e da un maggior contenuto di alluminio. Per valutare la quantità di alluminio riciclabile contenuto nei blister post-consumo è stato fondamentale ricostruire uno spaccato del sistema di gestione dei rifiuti da blister analizzando anche le fasi di raccolta e di selezione. Le prove sperimentali, condotte a scala di laboratorio, hanno evidenziato come l’adozione di un materiale plastico alternativo al PVC e il maggior contenuto di alluminio dei blister innovativi abbiano consentito di migliorare il tasso di riciclo, passando la 40% al 57% del materiale in ingresso al sistema.
Laura Nasi
La mia tesi valuta nuove modalità di raccolta per i cartoni per bevande (CpB), il cui riciclo completo è possibile solo in cartiere specializzate. L’implementazione di sistemi di raccolta incentivata tramite eco-compattatori (ECP) o di deposito cauzionale tramite Reverse Vending Machines (RVM) rappresenta una potenziale soluzione per incrementare i tassi di raccolta e migliorare l’efficienza del riciclo. Attraverso l’analisi dei punti di break even, la Material Flow Analysis (MFA) e la valutazione degli indicatori ambientali, è stato evidenziato che scenari con obiettivi di raccolta equivalenti nei due sistemi considerati consentono di raggiungere prestazioni simili. Tuttavia, ulteriori aspetti, come la motivazione economica, devono essere considerati per individuare le strategie ottimali.
Anna Gatti
Food loss and waste represent a significant global challenge that affects climate change, hunger, and farmers’ incomes. Implementing innovative technology in agriculture can transform how we produce, manage, and distribute food, significantly reducing waste both before and after harvest.
This thesis presents two Life Cycle Assessments (LCAs) of projects focused on reducing food waste and evaluating their environmental impacts.
The first project focuses on implementing a platform to predict the ripeness of tomatoes in Lithuania’s greenhouse fields. It shows that the platform needs to reduce waste caused by ripeness by 8% to reduce emissions in the 18 impact categories by more than 10%.
The second project involves the implementation of a mobile factory to transform excess pears into juice. This project demonstrates significant potential for reducing food waste. Regarding environmental impacts, the mobile factory could perform better in all impact categories by using biomethane instead of diesel.
Ali Issa
This thesis, titled ‘Design of a Composting Plant in Rashaya Al Foukhar – Lebanon,’ addresses the pressing issue of municipal solid waste management in areas with inadequate infrastructure. Focusing on Rashaya Al Foukhar, a town in southern Lebanon known for its agricultural activities, the study designs a sustainable composting facility to transform organic waste into valuable compost. By integrating economic, social, and environmental considerations, the proposed facility aims to support local agriculture and reduce environmental impacts. Key design features include a rainwater harvesting system to ensure sustainability in Lebanon’s arid climate. This research aspires to provide a replicable model for similar initiatives in Lebanon and beyond.
É stato pubblicato sulla rivista scientifica Waste Management un articolo in cui viene affrontato il tema della gestione dei rifiuti solidi urbani nelle aree pubbliche, con specifico riferimento a quelli generati negli spazi comuni dell’aeroporto di Milano Malpensa. Tali rifiuti sono spesso caratterizzati da alti livelli di contaminazione a causa principalmente della fretta, negligenza o incertezza delle persone. Per questi motivi, nella maggior parte dei casi non è possibile l’avvio a riciclo, nonostante le analisi di composizione abbiano evidenziato che circa l’88% del materiale possa essere riciclato.
Lo studio pone a confronto la raccolta differenziata effettuata manualmente dai passeggeri dell’aeroporto con quella effettuata da un cestino automatico basato sull’intelligenza artificiale, il cestino WiSort, in grado di separare il rifiuto in quattro diverse frazioni (carta, plastica, vetro/alluminio e indifferenziato), per valutare gli impatti ambientali, tramite un’analisi di Life Cycle Assessment (LCA), ed economici lungo tutta la catena di gestione del rifiuto. I risultati mostrano come l’utilizzo di un sistema automatico possa determinare sia benefici di tipo ambientale (maggiori quantità effettivamente avviate a riciclo) che economico (riduzione dei costi di smaltimento e ottimizzazione delle attività di raccolta), a patto che sia garantito un livello di accuratezza di classificazione superiore all’80%.
Il lavoro di tesi riguarda una nuova forma di energia rinnovabile, l’eolico ad alta quota (AWE), che sfrutta il vento attraverso elementi volanti, simili ad alianti, collegati a terra con un cavo, promettendo minore consumo di suolo e di risorse e minori impatti ambientali rispetto all’eolico convenzionale. Lo studio degli impatti e del consumo di materiali critici, attraverso l’analisi del ciclo di vita (LCA), evidenzia promettenti risultati se comparati con i sistemi eolici convenzionali onshore, comportando, al contempo, un ingente utilizzo di elementi plastici, dovuto alle peculiarità del sistema. L’analisi sui materiali critici presenta un minore consumo rispetto ad altre tecnologie di produzione di elettricità, specialmente per quanto riguarda le terre rare, mentre l’estensione dell’analisi all’intero ciclo di vita evidenzia consumi di minerali più elevati e variegati rispetto a quelli direttamente impiegati nel sistema.
Matteo Alghiri
Il nostro lavoro di tesi ha previsto un’analisi LCA di una torre evaporativa a tiraggio meccanico e circuito aperto. La prima ha riguardato il ciclo di vita tradizionale, la seconda l’ipotesi di un processo di rigenerazione della torre stessa. Nel sistema tradizionale gli impatti ambientali della torre sono fortemente influenzati dalle modalità d’utilizzo. La rigenerazione della torre comporta sempre benefici rispetto a un uso del macchinario tradizionale, grazie soprattutto all’evitata sostituzione della struttura in acciaio. In una vita di servizio di 30 anni, tuttavia, tali benefici sono superiori al 10% solo per gli scenari in cui l’utilizzo della torre è ottimizzato. Successivamente ci si è focalizzate sul fine vita della torre, concentrandosi sul rifiuto in vetroresina, per individuarne potenziali alternative all’attuale smaltimento in discarica.
Bianca Bassetti e Alessandra Bozzola
Il lavoro di tesi si è concentrato sul complesso impiantistico della discarica di Borgo Montello, situata nel comune di Latina, che tratta il biogas mediante processo di upgrading al fine di produrre biometano liquefatto (Bio-LNG), impiegabile nel settore dell’autotrazione. È stata presa in esame la campagna di monitoraggio più recente e confrontata con il bilancio progettuale, al fine di valutare il funzionamento della filiera e approfondire i motivi per i quali, ad oggi, l’impianto non è in grado di produrre un flusso di biometano in specifica, come richiesto da normativa. Dall’analisi dei dati è stato possibile evincere che il malfunzionamento dell’impianto è conseguenza di un eccessivo quantitativo di umidità nel flusso in ingresso all’unità di Vacuum Pressure Swing Adsorption, che causa un repentino esaurimento della capacità di adsorbimento delle zeoliti. Sono state quindi proposte una serie di possibili modifiche impiantistiche che permetterebbero la risoluzione delle problematiche ed il funzionamento ottimale dell’impianto.
Maria Carla Tomasini
La mia tesi è incentrata su un’analisi del ciclo di vita dell’elettrolizzatore alcalino containerizzato Dragonfly®, sviluppato da Industrie De Nora. I principali obiettivi dello studio sono quattro: stabilire la scala degli impatti ambientali del sistema lungo il suo ciclo di vita, svolgere un’analisi comparativa per confrontare le prestazioni ambientali con quelle di altri sistemi di elettrolisi alcalina, individuare potenziali miglioramenti nei risultati dell’LCA del sistema e infine stabilire la distribuzione temporale degli impatti lungo il ciclo di vita.
Alessandra Revelli
The thesis presents a meticulous plan for a sustainable waste sorting facility in Hasbayya, Lebanon, emphasizing a deliberate preference for mechanical and manual operations over electrical counterparts wherever feasible. While the facility operates on electricity, with 70% derived from solar panels to diminish reliance on traditional energy sources, a concerted effort is made to prioritize mechanical and manual processes. This approach is intricately tied to the overarching objectives of reducing environmental impact and fostering economic growth through employment opportunities. To accomplish these aims, the integration of green energy technologies, including passive ventilators, skylight lighting, and fuel-safe control systems, is meticulously proposed. Manual waste sorting ensures optimal resource recovery, harmonizing with the principles of the circular economy model. By embracing this holistic approach, the thesis endeavors to advance environmental sustainability, promote renewable energy adoption, and catalyze socioeconomic development within the region.
Anche se probabilmente in ambito internazionale si tende ancora ad associare Napoli e la Campania all’emergenza rifiuti in Italia, da tempo il vero hotspot è diventato la Regione Lazio, e la Città Eterna in particolare. Dopo la chiusura della mega-discarica di Malagrotta nel 2013, infatti, la Regione ha faticato a mettere in atto un sistema di gestione moderno e avanzato, finendo relegata tra quelle con i peggiori risultati in Italia. Di questo si parla nell’ultimo editoriale su Waste Management & Research, che prende spunto dalla recente esperienza dello Spazzatour 2024.
Anche quest’anno, nel mese di febbraio, 50 ragazzi del Politecnico di Milano, di formazione diversa, sono stati accompagnati dal prof. Mario Grosso e dalla prof.ssa Lucia Rigamonti a visitare degli impianti di trattamento di rifiuti. La meta scelta è stata la regione Lazio e sono stati visitati un impianto TMB e un termovalorizzatore.
Nel Lazio la frazione indifferenziata viene pretrattata e poi inviata a impianti di termovalorizzazione o a discarica. Ad oggi sono attivi, infatti, 11 impianti per il trattamento meccanico (TM) o meccanico biologico (TMB), mentre il numero di impianti per la termovalorizzazione si riduce a uno. Di conseguenza il combustibile solido secondario (CSS) prodotto non può essere utilizzato nella sua totalità all’interno della regione e viene parzialmente trasportato al di fuori della stessa o, talvolta, all’estero.
Dopo aver incontrato per casualità alcuni camion dell’ATAC lungo il tragitto verso l’impianto, i ragazzi sono giunti a Guidonia Montecelio (RM) per visionare il TMB. I gestori dell’impianto di Ambiente Guidonia hanno accolto calorosamente tutto il gruppo e hanno guidato la visita. Il rifiuto indifferenziato che arriva all’impianto (circa 100.000 tonnellate all’anno), dopo aver superato il controllo radiometrico, viene scaricato in un’area di ricezione e sottoposto ad un trituratore apri sacchi. Viene quindi fatto passare per un vaglio, che divide, su base dimensionale, in due, il flusso. Il sottovaglio contiene un’alta percentuale di organico, per cui, previa deferrizzazione, risulta necessario stabilizzarlo biologicamente in una vasca apposita. La frazione organica stabilizzata (FOS) risultante è al momento destinata a discarica (o, in certi casi, a termovalorizzazione), in quanto non è ancora stato indentificato il possibile utilizzo nella specifica situazione regionale (potrebbe essere utilizzata in operazioni di ripristino ambientale, quali il riempimento di cave dismesse o la ricopertura di discariche).
Sala di manovra della benna che alimenta il rifiuto in ingresso all’impianto TMB di Guidonia Montecelio (RM)
Vasca di bioessiccazione della frazione organica putrescibile dell’impianto TMB di Guidonia Montecelio (RM)
La restante frazione secca (sopravaglio) subisce un’altra serie di trattamenti quali la rimozione dei metalli e una separazione aeraulica al fine di distinguere due frazioni: la frazione pesante, poi inviata ad altri impianti per operazioni di ulteriore recupero di materiali ancora recuperabili, e la frazione leggera, sottoposta a triturazione e deferrizzazione per ottenere il CSS (classe 321), poi mandato a termovalorizzazione. L’impianto è di recente avviamento ed è in fase di espansione.
Il termovalorizzatore visitato, l’unico della regione, si trova a San Vittore del Lazio (FR) ed è gestito da Acea Ambiente. Suddiviso su tre linee identiche e indipendenti, è in grado di trattare circa 390.000 tonnellate di rifiuto sotto forma di CSS all’anno. Tramite il processo di incenerimento avviene una significativa riduzione del peso e del volume dei rifiuti da smaltire e, soprattutto, viene recuperato il contenuto energetico dei materiali presenti per la produzione di energia elettrica, che viene immessa nella rete nazionale. La combustione avviene su griglia mobile e la raccolta delle ceneri pesanti è di tipo sia a umido sia a secco, in base alla linea. Le ceneri pesanti vengono successivamente recuperate in altri impianti. La linea di trattamento dei fumi è caratterizzata da una doppia depolverazione (precipitatore elettrostatico e filtro a maniche), intramezzata da una fase di rimozione dei gas acidi con bicarbonato di sodio, e da un catalizzatore finale volto alla riduzione selettiva degli ossidi di azoto. Nello stesso reattore a secco del bicarbonato viene dosato anche il carbone attivo, al fine di rimuovere principalmente metalli pesanti e diossine. Anche questo impianto è in via di espansione: è prevista la realizzazione di una quarta linea entro il 2025, che consentirà di mandare in revamping due delle attuali linee esistenti.
Scorcio di una delle tre camere di combustione dell’impianto di termovalorizzazione di San Vittore del Lazio (FR)
Tra una visita e l’altra, gli studenti hanno avuto l’opportunità di assistere ad un convegno organizzato dall’università Tor Vergata di Roma, in cui sono stati esaminati la situazione attuale del sistema di gestione integrata dei rifiuti del Lazio e di Roma Capitale e i relativi potenziali sviluppi futuri. Tra i diversi interventi, sono stati fatti un approfondimento sul recupero dei residui solidi di combustione e uno sul termovalorizzatore di cui si doterà la regione nel breve termine. Nel contempo alcuni ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi con un gruppo di manifestanti contrari alla realizzazione del nuovo termovalorizzatore, traendo interessanti spunti di riflessione sulle motivazioni che rendono controverso questo tema a livello sociale. L’insieme delle tre attività ha permesso ai partecipanti di comprendere più approfonditamente il sistema di gestione dei rifiuti della regione Lazio ed eventualmente di confrontarlo con quello della propria regione di origine. È stato reso chiaro a tutti che dei miglioramenti possono essere fatti e che c’è un lavoro continuo di ricerca finalizzato all’efficientamento del sistema e, soprattutto, alla riduzione dei rifiuti destinati a discarica. L’augurio è che gli studenti siano riusciti a valutare criticamente la situazione e che abbiano fatto tesoro delle attività svolte, in modo che possano potenzialmente tornare utili nel loro futuro lavoro.
Testo di Francesca Neri, con il contributo di Mary Jo Nichilo
Dopo la Campania, AWARE e gli studenti del Politecnico di Milano si dirigono in Lazio per approfondire il tema della gestione dei rifiuti nella regione stessa. Tra il 24 e il 28 febbraio 2024 i ragazzi, accompagnati da Mario Grosso e Lucia Rigamonti, si muoveranno tra Roma e i dintorni per visitare alcuni impianti di trattamento e cercare di comprendere la situazione e i problemi che affliggono la capitale.
Insieme agli studenti del corso di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio dell’università di Tor Vergata, verranno visitati due impianti di trattamento dei rifiuti. In entrambi i casi saranno i gestori degli stessi a fare da guide e a rispondere alle domande di ragazzi e docenti. Lunedì 26 febbraio si visiterà, in mattinata, l’impianto di trattamento meccanico-biologico di Guidonia, dove avviene la produzione di un combustibile solido secondario, destinato alla produzione di energia, e di una frazione organica stabilizzata, che può essere utilizzata per il ripristino ambientale. Il rapporto tra Roma e i rifiuti è piuttosto conflittuale ed è ben noto a tutti che ci siano delle problematiche nella gestione degli stessi. Per capire meglio quali siano i nodi da sciogliere, è stato organizzato un convegno in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma per il pomeriggio del 26 febbraio (vedi la locandina in fondo al post), in cui si parlerà della situazione attuale di gestione dei rifiuti e degli scenari futuri, facendo un particolare riferimento al termovalorizzatore di cui si doterà la capitale nei prossimi anni. Il giorno successivo, martedì 27 febbraio, sarà la volta del termovalorizzatore di San Vittore del Lazio, il più grande della regione, dove i rifiuti vengono bruciati per produrre energia elettrica.
Lo scopo dell’attività è duplice. Si pone in primis l’obiettivo di informare i ragazzi di quale sia la condizione in una regione importante e non troppo distante dalla Lombardia, caso già noto a molti. In secondo luogo, si cerca di stimolare una lettura critica e propositiva della situazione, accogliendo domande e ragionamenti. A questo proposito, è favorevole l’integrazione tra le due università, di Milano e Roma, nel far venire a contatto studenti con background e quotidianità differenti.
L’enorme crescita dell’utilizzo di bioplastiche, nel settore degli imballaggi ma non solo, risulta essere una specifica peculiarità italiana, derivante da una particolare interpretazione della Direttiva SUP sulle plastiche monouso. Il sistema di gestione dei rifiuti sta tuttavia mostrando una serie di criticità legate a questo “nuovo” materiale, che si ritrova ormai in quasi tutti i flussi raccolti, ed in particolare nell’organico e nelle plastiche.
Questo editoriale inquadra la situazione attuale e suggerisce alcune strategie per affrontare le problematiche individuate. E’ disponibile gratuitamente cliccando qua.
Una sessione intensa, quella delle lauree magistrali di maggio 2023!
Lo scopo del mio elaborato è quello di testare e proporre una tecnica che sia in grado di integrare la sfera economica e quella ambientale di un qualsiasi sistema produttivo. Si è scelto di approfondire tre tipologie diverse di metodi d’integrazione, con il fine di evidenziarne i punti di forza e i limiti principali. Gli strumenti differiscono sia per lo scopo con cui viene condotta la valutazione che per la tipologia dei risultati ottenuti. Si conclude che non è possibile stabilire a priori quale sia la tecnica migliore, poiché la scelta del metodo più adatto è funzione del tipo di problema da risolvere. Il caso studio proposto nell’elaborato prevede la valutazione della sostenibilità legata alla demolizione selettiva di sette manufatti differenti. L’unica tra le metodologie analizzate in grado di valutare le prestazioni complessive di un sistema è quella dei Metodi Decisionali Multi-Attributo (MDMA). Si è scelto di utilizzare una tecnica in particolare, ovvero quella del Fuzzy Analytical Hierarchy Process & Technique for Order of Preference by Similarity to Ideal Solution (FAHP&TOPSIS). Questa permette sia di includere nell’analisi le preferenze dei decisori coinvolti che di ridurre l’incertezza generata dall’uso di un linguaggio spesso impreciso tramite l’applicazione della teoria degli insiemi fuzzy. Inoltre, è in grado di riassumere le informazioni relative alla dimensione economica e a quella ambientale di un sistema in un unico punteggio. Paula Barbato
Con gli ultimi progressi nel campo dell’intelligenza artificiale, ci sono nuove opportunità di fare la differenza tramite l’adozione di tecnologie innovative per separare i rifiuti riciclabili all’inizio della catena del valore del rifiuto permettendo di aumentare la qualità della raccolta differenziata. Il cestino WiSort, un prototipo automatico in grado di separare il rifiuto in quattro diverse frazioni (carta, plastica, vetro/alluminio e indifferenziato) è stato installato in un’area pubblica dell’aeroporto di Milano Malpensa con l’obiettivo di studiare l’introduzione di un dispositivo di questo tipo in un contesto dove la raccolta differenziata è più impegnativa per le persone. Nel mio progetto di tesi, oltre ad una sperimentazione sul campo per raccogliere feedback da parte dei passeggeri che hanno usato questo cestino ed analizzare la composizione del rifiuto urbano generato nelle aree pubbliche, è stata svolta un’analisi economica ed ambientale (tramite metodologia LCA) di questo sistema alternativo per la separazione del rifiuto. I risultati mostrano benefici sia economici che ambientali rispetto alla situazione attuale, dove il rifiuto urbano prodotto nelle aree pubbliche viene principalmente inviato a recupero energetico, quando il cestino WiSort viene utilizzato a patto che quest’ultimo abbia un elevato livello di accuratezza di classificazione (superiore all’80%) grazie alla maggiore quantità di materiale effettivamente avviato a recupero o riciclo. Alessandro Manea
La tesi consiste in un caso di studio di un impianto di digestione anaerobica (DA) di Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (FORSU), situato in Puglia, in cui il digestato viene miscelato con rifiuto verde e mandato a post-compostaggio. L’impianto, progettato per operare “a secco”, ovvero con un contenuto di solidi nel digestore di 17%-25%, ha registrato un comportamento semi umido (9%-15% di solidi), con pesante impatto economico sul processo di miscelamento e post-compostaggio. Questo lavoro ne ricerca cause, conseguenze e possibili soluzioni, proponendo configurazioni impiantistiche alternative del trattamento del digestato. I risultati mostrano che il digestore non è dimensionato per lavorare a secco con la qualità del rifiuto organico ricevuto, e che una temporanea sottoalimentazione in fase di avviamento ha favorito una eccessiva liquefazione del substrato. La configurazione con disidratazione del digestato e pastorizzazione del suo separato liquido determina il costo più basso. Per migliorare la profittabilità dell’impianto è fondamentale implementare il ricircolo e minimizzare lo smaltimento di materiale di scarto. Gianluca Roccasalvo
La scoria primaria da forno elettrico ad arco (EAF) è il principale sottoprodotto derivante dalla produzione di acciaio nelle acciaierie elettriche. Questo materiale può essere potenzialmente sfruttato in diversi campi grazie alle sue proprietà fisiche e meccaniche, che sono paragonabili e, in alcuni casi, addirittura migliori di quelle di materiali naturali come ghiaia e sabbia. Tuttavia, l’impiego delle scorie EAF è limitato dal potenziale rilascio di composti pericolosi nell’ambiente; infatti, il problema principale è dovuto alla lisciviazione di metalli pesanti. Nel mio lavoro di tesi, condotto durante il tirocinio presso Lucchini RS, la procedura studiata consisteva nell’immersione completa di scorie EAF raffreddate ad aria in una vasca d’acqua che lavorava con diversi rapporti liquido/solido e tempi di permanenza. Lo scopo di questo studio è stato quello di fornire all’acciaieria un trattamento ottimizzato delle scorie a umido, consentendo il recupero del materiale come sottoprodotto. I risultati mostrano che l’aumento alternato del rapporto liquido-solido o del tempo di residenza migliora il comportamento a lisciviazione del materiale trattato. Infine uno studio LCA preliminare ha dimostrato il beneficio ambientale legato alla sostituzione della scoria al posto dell’aggregato naturale, nell’ambito della fabbricazione di calcestruzzo. Luca Testini
Nowadays, most of us understand the importance of the environment and its link to the economy and industry. The construction industry as one of the biggest industries in each country has a big impact on SD. Improvement of this industry is because of population growth, and migration from the country to the town which plays a significant role in the economic growth of the state’s GDP (Gross Domestic Product). This industry provides urgent socio-economic infrastructure such as roads, hospitals, schools, and other basic which directly affect the quality of citizen’s life. On the other hand, it has major effects on environmental degradation and is one of the biggest industries in using natural resources. Rising greenhouse gases emission, global warming, ozone layer depletion, and decreasing biodiversity are the most important consequences of the unbalanced use of natural resources. Consequently, use of the materials with lower embodied energy instead of fossil-based materials has a significant role in reducing the environmental impacts of building projects. One of the optimal solutions to minimize the environmental impacts concerning the LCA methodology which is the best way to assess the building in its whole life cycle is expanding the bio-based industry with the goal of a low-carbon industry with circular material flows. Among different types of construction materials, insulation is one of the most effective ones to help improve the building’s energy behavior and indoor environmental quality. Cellulosic Fiber insulations as one of the natural-based insulations have a significant role in waste reduction and decreasing our demand for natural resources that are strongly involved in global climate change. Shadi Hamidkhani
Nella nuova pagina “Chi siamo” è ora possibile trovare l’elenco delle competenze del nostro gruppo di ricerca. Oltre ai pilastri storici e trasversali della gestione dei rifiuti e del Life Cycle Thinking tocchiamo temi quali il carbon accounting, i processi di carbonatazione, le emissioni negative, la mobilità sostenibile e le energie rinnovabili.