Recupero di alluminio dalle scorie di incenerimento di rifiuti urbani

Il recupero dell’alluminio e dei rottami non-ferrosi dalle scorie di incenerimento dei rifiuti è diventata una pratica piuttosto diffusa negli ultimi anni, sia per motivi economici che ambientali. La corretta progettazione degli impianti di trattamento richiede una serie di informazioni relative al contenuto di metalli nelle scorie, alla loro distribuzione granulometrica e al livello di ossidazione. In particolare, le informazioni a disposizione circa i processi di ossidazione e volatilizzazione che questi metalli subiscono durante il processo di combustione del rifiuto e durante lo spegnimento in acqua delle scorie sono decisamente scarse, malgrado condizionino la quantità di metalli effettivamente recuperabili.

Il progetto di ricerca condotto da AWARE, con il supporto economico di CiAl e dell’European Aluminium Association,  ha indagato tre aspetti fondamentali del recupero dell’alluminio dalle scorie di incenerimento di rifiuti:

  • Il comportamento dell’alluminio nel forno degli impianti di incenerimento. E’ stato valutato il bilancio di materia dell’alluminio e la quantità potenzialente recuperabile dalle scorie;
  • Il recupero dell’alluminio dalla frazione fine delle scorie (< 5 mm);
  • I quantitativi di alluminio potenzialmente recuperabili dalla scorie italiane in un arco temporale di 10-20 anni.

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Relativamente al primo punto, le analisi sperimentali effettuate su due impianti di incenerimento italiani hanno mostrato che la quantità di alluminio recuperabile dalle scorie aumentata all’aumentare dello spessore dell’imballaggio, come riportato in Figura 1. Considerando la tipica composizione del rifiuto indifferenziato nel nord Italia, circa il 21-23% dell’alluminio alimentato al forno può essere recuperato come alluminio secondario. Inoltre anche l’alluminio presente nel rifiuto come foglio di spessore inferiore ai 50 µm può essere potenzialmente recuperato, contrariamente a quanto affermato dallo standard CEN sul recupero di energia (EN 13431:2004).

awareFigure 1: Quantità di alluminio recuperabile dalle scorie (come alluminio secondario) in funzione dello spessore dell’imballaggio alimentato al forno.

Maggiori informazioni sullo studio sono reperibili nelle pubblicazioni scientifiche disponibili ai link qui sotto.

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0956053X12002565

http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0734242X13493956

http://link.springer.com/article/10.1007/s12649-013-9208-0

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0921344911001625

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0956053X13000706

Articolo su International Journal of LCA

DSC00328E’ disponibile in open access l’articolo “Supporting a transition towards sustainable circular economy: sensitivity analysis for the interpretation of LCA for the recovery of electric and electronic waste” pubblicato nell’International Journal of Life Cycle Assessment.

L’articolo analizza tramite delle analisi di sensitività l’influenza di diverse scelte modellistiche in termini di modelli e fattori di caratterizzazione sui risultati di un caso studio (gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici derivanti dai piccoli elettrodomestici). Le categorie di impatto considerate sono quelle relative alla tossicità ed al consumo di risorse.

L’articolo è scaricabile qui

Ingegneria dell’Ambiente, numero 4/2016

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E’ stato pubblicato il nuovo numero di Ingegneria dell’Ambiente, disponibile gratuitamente cliccando qua

Segnaliamo in particolare l’articolo
STUDIO DI UN SISTEMA DI GESTIONE DEL RIFIUTO URBANO RESIDUO: MODELLIZZAZIONE DELLA DISCARICA BIOREATTORE E ANALISI LCA
di Stefano Dellavedova, Mario Grosso, Lucia Rigamonti, Sergio Scotti

Ingegneria dell’Ambiente (IDA) pubblica articoli riguardanti la ricerca tecnico-scientifica nei campi di interesse dell’Ingegneria Sanitaria-Ambientale e si propone come strumento in lingua italiana per raggiungere e dialogare con il mondo dei tecnici ambientali, dei liberi professionisti, dei funzionari della pubblica amministrazione, dei formatori e degli Enti di controllo.

E’ Open Access, effettua una double blind peer review, il comitato scientifico è composto da 41 ricercatori provenienti da 17 Università differenti.

Tra urbanistica e rifiuti: il Politecnico nella favela di Rocinha

Rocinha dall'alto (by Andrea Suardi)
Rocinha dall’alto (Foto di Andrea Suardi)

Rocinha, la favela più grande del Sud America. Alle pendici del Morro Dois Irmaos, a breve distanza dalle spiagge di Rio de Janeiro e dalla famosa Copacabana, un fazzoletto di terra grande poco più d’un chilometro quadrato ospita tra le 100 e le 150mila persone, almeno secondo le stime ufficiali.

Una scacchiera fitta e colorata di piccole case di cemento e mattoni, impilate l’una sull’altra, strade strette e tortuose, vicoli in cui non arriva mai il sole, e allo stesso tempo una comunità viva e interconnessa.

Così appare Rocinha, che vent’anni fa era poco più d’un paese e ora ha i numeri di una piccola città, sia come abitanti che come offerta commerciale, non certo ancora come servizi pubblici. L’assenza di una adeguata infrastrutturazione, insieme ad una densità così alta in un’area urbana, fanno sì che i problemi igienico-sanitari legati alla gestione degli scarichi e dei rifiuti siano, tra gli altri, all’ordine del giorno.

Per integrare questo tema in una visione di insieme che consideri i diversi aspetti ambientali, il 1 ottobre 2016 è partito Polimiporocinha, progetto premiato all’interno del programma Polisocial Award del Politecnico di Milano.

Nato da stimoli a livello locale, come la richiesta di un supporto tecnico da parte de “Il sorriso dei miei bimbi“, un’associazione operante da anni nella favela, e in collaborazione con l’Università Federale di Rio de Janeiro, il progetto propone l’applicazione della metodologia Integrated Modification Methodology.

L’IMM prevede la modellazione di Rocinha in quanto sistema urbano complesso, e si basa su un approccio multidisciplinare, necessariamente supportato da un gruppo di lavoro variegato.

Infatti, all’interno del Politecnico sono coinvolti quattro dipartimenti: il Dipartimento ABC, capofila, coordinato da Massimo Tadi e Gabriele Masera, il DAStU, coordinato da Andrea Arcidiacono, il Dipartimento di Energia, con Francesco Causone, e infine il DICA, rappresentato da Mario Grosso con il supporto di Francesca Villa.

Sarà proprio nell’ambito della gestione dei rifiuti, degli effetti ambientali e delle ricadute igienico-sanitarie ad essi collegati che si concretizzerà il contributo del gruppo AWARE.

Presentazione al 63rd LCA Discussion Forum

E’ disponibile il video della presentazione “Recommendations about how to model substituted materials based on the LCA case study of the construction and demolition waste management in Lombardy” tenuta in occasione del 63rd LCA Discussion Forum: How can LCA support the circular economy? a Zurigo il 30 novembre 2016. Clicca qui per visualizzarlo

Prevenzione dei rifiuti e LCA: analisi di alcune azioni di riduzione degli imballaggi

1In accordo con le più recenti normative europee e nazionali, negli ultimi anni sono state proposte e sperimentate numerose azioni di prevenzione dei rifiuti. Tuttavia, così come originariamente concepite, esse non sempre consentono un effettiva riduzione del quantitativo di rifiuti prodotto quando le si esaminano in una prospettiva di ciclo di vita. A maggior ragione, una riduzione del rifiuto non garantisce automaticamente una riduzione degli impatti ambientali complessivi (scopo ultimo delle misure di prevenzione secondo la normativa).

Valutare l’effettiva convenienza ambientale di alcune azioni di prevenzione è stato l’obiettivo di un progetto di ricerca recentemente condotto da AWARE, anche grazie al supporto di Finlombarda/Regione Lombardia. Applicando la metodologia dell’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment), sono state analizzate alcune azioni previste dal Piano d’Azione per la Riduzione dei Rifiuti (PARR) della Regione Lombardia. Fra queste rientrano la sostituzione dell’acqua in bottiglie monouso con quella di rete o con quella confezionata in bottiglie a rendere, la distribuzione di detersivi liquidi e prodotti alimentari in modalità sfusa, e la pratica della cosiddetta “farm delivery”.

2I risultati degli studi hanno dato vita a diverse pubblicazioni scientifiche (disponibili ai link qui sotto) e hanno confermato la necessità di supportare il processo di selezione e definizione delle azioni tramite una preventiva valutazione ambientale in un’ottica di “life cycle thinking”. Questo al fine di individuare le eventuali criticità delle misure proposte, definire possibili strategie volte al loro superamento, e formulare indicazioni utili agli attori coinvolti (cittadini, istituzioni, produttori) affinché i benefici attesi vengano effettivamente conseguiti.

Journal of Environmental Management
Science of the Total Environment
Integrated Environmental Assessment and Management

Webinar “Sviluppi metodologici in campo LCA”

Il Gruppo di Lavoro DIRE (Development and Improvement of LCA methodology: Research and Exchange of experiences) è uno dei GdL interni all’Associazione Rete Italiana LCA. Obiettivo principale è promuovere lo scambio ed il confronto scientifico sullo sviluppo metodologico della LCA e dell’applicazione dell’approccio del Life Cycle Thinking – LCT – nelle sue varie espressioni. A tale scopo il GdL organizza per il pomeriggio del 13 dicembre un webinar su “Sviluppi metodologici in campo LCA”. Il webinar è a cura di Grazia Barberio e Lucia Rigamonti, coordinatrici del GdL DIRE. Per maggiori informazioni clicca qui

Scelte di consumo potenzialmente sostenibili: un confronto tra batterie usa e getta e ricaricabili

Ogni anno, sul mercato europeo, si immettono più di 5 miliardi di batterie per uso domestico. Sebbene le usa e getta rappresentino ancora oggi la tipologia più venduta (90% in Europa), negli ultimi decenni l’uso delle ricaricabili è stato fortemente incoraggiato.
Sulla base di questi presupposti, lo studio confronta l’intero ciclo di vita delle batterie stilo (AA) e mini stilo (AAA) nel contesto italiano, considerando la tipologia alcalina per le usa e getta e nichel-metallo idruro per le ricaricabili. L’intento è quello di quantificare, se presenti, i benefici ambientali associati alle ricaricabili e analizzare, nello stesso tempo, l’influenza delle scelte del consumatore durante l’acquisto e l’utilizzo di entrambi i dispositivi.

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Da un punto di vista della produzione dei rifiuti, la scelta delle ricaricabili è indubbiamente conveniente: con soli 20 utilizzi si garantisce una riduzione dei rifiuti prodotti pari al 90%. Per gli indicatori ambientali ed energetici, il quadro è invece più complesso. Per alcune categorie quali il cambiamento climatico o l’impoverimento delle risorse idriche, le ricaricabili garantiscono benefici significativi già dopo pochi utilizzi. Per altri indicatori quali l’acidificazione o la tossicità umana con effetti cancerogeni, soli 20 usi rendono le ricaricabili svantaggiose persino rispetto allo scenario peggiore di acquisto delle usa e getta (uso dell’auto per raggiungere il punto vendita e acquisto di una confezione piccola).

Lo studio è stato finanziato dalla Fondazione Eureka, coordinata dal Dott. Carlo Mazzola.
Articolo completo su The International Journal of LCA
Breve intervista per il Yale Climate Connections Radio Show

Editoriale su Waste Management & Research

wmr_cover_small_web“Sound and advanced municipal waste management: Moving from slogans and politics to practice and technique”

Un editoriale un po’ provocatorio che ripercorre le sfide attuali sulla gestione dei rifiuti, dalla necessità di trovare sempre il giusto equilibrio tra le varie alternative disponibili, ai numerosi trade-off che caratterizzano la gestione dei rifiuti, passando per il dramma dell’inquinamento marino da rifiuti plastici.

Scaricabile qui