LCA di traverse ferroviarie prodotte con l’impiego di materiali riciclati

È stato pubblicato sulla rivista Transportation Research Interdisciplinary Perspectives un nuovo articolo che analizza con una prospettiva di ciclo di vita l’impiego di una innovativa tipologia di traversa ferroviaria in cui alla struttura convenzionale in calcestruzzo armato si aggiunge una sovrastruttura realizzata a partire da plastica riciclata e da polverino da pneumatici fuori uso.

In dettaglio, il confronto con la traversa tradizionale è stato condotto considerando, per la traversa innovativa, differenti potenziali benefici in termini di incremento della vita utile e riduzione della necessità di manutenzione della linea ferroviaria, così da evidenziare in quali condizioni operative essa permette una riduzione degli impatti ambientali.

In particolare, l’analisi è stata condotta in accordo con la metodologia PEF – Product Environmental Footprint, concepita con l’obiettivo di introdurre metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti. Lo studio mostra come tale metodologia abbia un’influenza significativa sui risultati, che sono fortemente dipendenti dall’approccio utilizzato per la modellizzazione dei processi di recupero di materia ed energia.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

AWARE all’edizione pilota del campionato mondiale di plogging

Anche AWARE ha partecipato alla prima edizione del campionato mondiale di plogging, ovvero della camminata o corsa con contestuale raccolta dei rifiuti trovati sul percorso. L’evento si inserisce all’interno di Keep Clean and Run, iniziativa nata nel 2015 per sensibilizzare sul tema dell’abbandono di rifiuti in ambiente, il cosiddetto “littering”.

Mario Grosso si è classificato secondo nella categoria running maschile over 45!

La raccolta di Mario Grosso, su un percorso di 10 km
Quella di Lucia Rigamonti, su 8 km

Utilizzo degli scarti delle attività minerarie

È ora gratuitamente disponibile l’articolo
“Environmental evaluation of treated tailing as Supplementary Cementitious Material”
presentato durante la conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020).

L’articolo è stato preparato nell’ambito della tesi di dottorato di Felipe Vargas: lo studio valuta con un approccio metodologico basato sulla Life Cycle Assessment ma sviluppato ad hoc i benefici ambientali dell’utilizzo dei residui dalle attività minerarie nella produzione di calcestruzzo in sostituzione di un certo quantitativo di cemento.  

L’articolo è scaricabile qua

Impatti ambientali delle bottiglie in vetro a rendere: una nuova pubblicazione

È stato pubblicato sugli atti della Conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020) un nuovo articolo sul tema del riutilizzo degli imballaggi nel Nord Italia. L’articolo analizza il ciclo di vita delle bottiglie in vetro a rendere (VAR) utilizzate nella distribuzione di acqua minerale fino a un massimo di 30 volte. In dettaglio si quantifica il contributo delle principali fasi del ciclo di vita dell’imballaggio al variare del numero di utilizzi e si riporta un confronto finale con un sistema equivalente improntato sul vetro monouso.

I principali risultati dello studio mostrano che il contributo maggiore agli impatti del sistema VAR è fornito dalla fase di distribuzione del prodotto, che per il numero massimo di utilizzi (n=30) determina fino all’80% dell’impatto complessivo. I carichi del processo di rigenerazione sono invece più modesti (contributo generalmente inferiore al 45% dell’impatto complessivo anche per 30 usi) e, a seconda delle categorie analizzate, principalmente riconducibili al consumo di energia elettrica dell’impianto di imbottigliamento, al riscaldamento delle acque di lavaggio e alla produzione dei tappi in alluminio primario da sostituire in ciascuna rigenerazione. Nelle condizioni medie operative, già con 2 sole consegne il sistema VAR risulta ambientalmente preferibile rispetto all’alternativo vetro a perdere. Il confronto tra i due sistemi è tuttavia sensibile alla distanza di trasporto coinvolta in fase di distribuzione.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

Raccolta e spazzamento: un rapporto da rivedere?

Vista la diffusione della moda del plogging, ovvero della raccolta di rifiuti durante la corsa o le attività all’aperto in generale, è opportuna una seria riflessione sull’entità del fenomeno dell’abbandono (o littering), che sta diventando una vera piaga in molte parti del mondo. Le immagini strazianti di animali marini in sofferenza a causa dell’ingestione o dell’intrappolamento in detriti antropici, sebbene mediaticamente molto forti, sono solo il punto terminale di una catena che parte in prevalenza dalla terraferma. Limitare l’analisi del fenomeno all’incuria delle persone pare tuttavia limitativo. Peraltro il plogging nasce in Svezia, uno dei paesi più avanzati in termini di coscienza ambientale della popolazione, dove non ci si aspetterebbe di trovare grandi quantitativi di rifiuti da raccogliere.

Esiste dunque, a parere dello scrivente, un secondo aspetto che meriterebbe di essere approfondito, ovvero la “propensione al littering” dei diversi materiali. E’ evidente come questa sia favorita dalla leggerezza degli stessi (che si parli di imballaggi, di articoli usa e getta, di mascherine o guanti monouso per restare sull’attualità), che ne determina una minore attribuzione di valore ma anche una semplice maggiore probabilità di essere trascinati dal vento. Questo fenomeno, che ad esempio per gli imballaggi in plastica è riconducibile alla continua sgrammatura osservata negli ultimi anni (e incentivata dall’approccio normativo del “contributo ambientale” proporzionale al peso), è destinato ad essere esacerbato dai provvedimenti post-Covid, che vedono un massiccio ritorno a prodotti confezionati e monoporzioni.

A fronte del dilagare del fenomeno, che non può certo essere affrontato con il solo spirito di sacrificio dei praticanti il plogging, risulta evidente l’inadeguatezza dei servizi di spazzamento stradale. Ai quali fa invece contrasto l’enorme attenzione verso le raccolte differenziate, sempre più spinte, e spesso non allineate alla effettiva capacità di riciclo e recupero dei materiali presente sul territorio. A titolo indicativo, nei servizi di raccolta e spazzamento appaltati dai Comuni, gli importi complessivamente dedicati ai secondi sono dell’ordine di 1/10 del costo complessivo.

Insomma, così come non è colpa della plastica se questa viene dispersa nell’ambiente, l’abbandono non è neppure necessariamente sempre deliberato. Di questo si dovrebbe tenere conto, partendo proprio da un potenziamento dei servizi di spazzamento stradale eventualmente a discapito di quelli di raccolta, per trovare un nuovo punto di equilibrio tra le due esigenze di lotta all’abbandono e di corretta gestione dei rifiuti. Visto che, come sempre, “il meglio è nemico del bene”.

Tra plastica e bioplastica: problemi e soluzioni

Nella sessione di Laurea Magistrale di Luglio 2020 sono stati discussi due lavori su temi di scottante attualità.

I quantitativi di frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) che vengono avviati annualmente al trattamento di digestione anaerobica sono in continuo aumento. Nasce dunque la necessità di indagare se sia possibile avviare al trattamento assieme alla FORSU anche i sacchetti in bioplastica utilizzati per la sua raccolta. Nel mio lavoro di tesi è stata indagata la degradabilità anaerobica di due principali tipologie di sacchetti in bioplastica (tipo Shopper e tipo Dedicato) attraverso prove di BMP in condizioni termofile. Lo studio ha evidenziato valori di degradabilità elevati e superiori al 75%, ma non analoghi tra sacchetti dello stesso tipo, con valori di degradabilità più bassi per sacchetti contenenti un laccio di chiusura più robusto; a ciò si aggiunge una diversa cinetica di produzione di metano tra i diversi sacchetti, che, nel caso specifico di un sacchetto di tipo shopper, ha mostrato una lag-phase iniziale del tutto incompatibile con i tempi di residenza idraulici degli impianti di digestione esistenti.
È necessario dunque produrre dei sacchetti che siano degradabili nelle effettive condizioni di impianto, e adattare gli impianti di digestione anaerobica di FORSU esistenti ai nuovi flussi contenenti quantitativi di bioplastiche, anche rigide, come piatti, posate e bicchieri, sempre maggiori.
Serena Pantano

Il mio elaborato è stato svolto in collaborazione con il Centro di Selezione Secondaria Corepla di Muggiano (MI), gestito da A2A Ambiente. I CSS Corepla si occupano della selezione del materiale plastico proveniente dalla raccolta differenziata degli imballaggi e restituiscono in uscita diverse tipologie di flussi di materia suddivisi per classi di polimero, forma e colore.
La concomitanza della redazione della tesi con il verificarsi dell’epidemia di Covid-19 di inizio 2020 ha permesso di valutare la risposta da parte della filiera del riciclo ad un evento critico ed inatteso: le operazioni di trattamento dei rifiuti sono ritenute servizi essenziali e per questo si è osservato un ridotto impatto sull’operatività dell’impianto.
È stata poi indagata la relazione fra portata oraria lavorata con l’occorrenza dei malfunzionamenti e con le prestazioni di selezione dell’impianto: ne è emerso che portate elevate determinano la tendenza dell’impianto a fornire prestazioni peggiori, in particolare per quanto riguarda le quote di contenitori per liquidi in PET. La definizione di un valore corretto di portata oraria sembra quindi essere fondamentale al fine di garantire l’ottimizzazione delle attività del CSS.
Analizzando la produzione dell’impianto più in generale sono emersi due elementi: da una parte si è osservata una quota di scarti di selezione molto elevata, quasi il 60% sul totale, dall’altra la difficoltà nel garantire una purezza adeguata del flusso di materiali filmosi.
Davide Savegnago

Come quantificare correttamente i benefici ambientali del riciclo?

È stato pubblicato sulla rivista internazionale Waste Management un nuovo articolo sul tema della quantificazione dei benefici associati alle attività di riciclo. L’articolo, preparato da Lucia Rigamonti, che da anni lavora su questa tematica, assieme a un gruppo di ricercatori dell’università di Ghent, propone una nuova semplice metodologia per il calcolo del quantitativo di materiale che può essere evitato grazie all’utilizzo del materiale secondario, ossia quello derivante dall’attività di riciclo. L’articolo comprende anche degli esempi numerici per vari materiali, tra cui le plastiche.

L’articolo è scaricabile gratuitamente prima del 6 settembre 2020 a questo link.

Quanto cibo si spreca in Italia?

Sono ora disponibili tutti i rapporti finali del Progetto REDUCE – “Ricerca, EDUcazione e ComunicazionE: un approccio integrato per la prevenzione degli sprechi alimentari”, finanziato dal Ministero dell’Ambiente.

I rapporti finali, ciascuno dei quali si riferisce a una fase della filiera agroalimentare, illustrano la metodologia e i risultati della quantificazione dello spreco alimentare nella grande distribuzione, nelle mense scolastiche, nel consumo domestico e nei rifiuti urbani. I risultati si basano su indagini ad ampia scala e forniscono una risposta affidabile e scientificamente solida alla domanda cruciale: quanto cibo si spreca in Italia?

Una sintesi dei principali risultati del progetto REDUCE

Il progetto REDUCE ha anche prodotto un manuale di buone prassi operative per la gestione del recupero di eccedenze. Questo manuale descrive le procedure da attuare per recuperare le eccedenze, ed è di massima utilità per tutte le aziende e le associazioni che si avvicinano al recupero degli sprechi a scopo di assistenza alimentare.

Tutti i rapporti sono scaricabili dal blog del Progetto REDUCE

The Future will be Fine: il progetto europeo FineFuture

Il 9 e il 10 luglio si terrà la seconda General Assembly del progetto Horizon 2020 FineFuture (Grant agreement ID: 821265).

Coordinato dal centro di ricerca tedesco Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf, il progetto FineFuture unisce 16 partner tra aziende private, università e istituti di ricerca europei con competenze nel settore minerario, dell’ingegneria di processo e della modellazione fluidodinamica. L’obiettivo è sviluppare una nuova tecnologia di flottazione in grado di separare le particelle fini di minerale (< 20 μm) altrimenti destinate a restare negli scarti. La nuova tecnologia oltre che a migliorare le efficienze di separazione negli impianti in attività permetterà di recuperare materiali di valore dagli scarti presenti in vecchi depositi minerari e valorizzare i giacimenti a bassa concentrazione.

Tra le università coinvolte anche il Politecnico di Milano: Lucia Rigamonti è coordinatore del work package dedicato alla valutazione della sostenibilità (ambientale, economica e sociale) della nuova tecnologia.

Per ulteriori informazioni visita il sito del progetto.

Pillole di circolarità e decarbonizzazione

Mercoledì 8 LUGLIO 2020 / ore: 10.30 – 12.30
Il webinar è dedicato alla presentazione delle attività svolte dal
Gruppo di ricerca AWARE che riguardano i seguenti temi: pratiche di gestione dei rifiuti e loro trasformazione in risorse, valutazioni di sostenibilità, tecnologie e processi di cattura e utilizzo della CO2.

Il webinar è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di AWARE, dove rimane disponibile la registrazione.
I link diretti alle registrazioni: Facebook e Youtube.

Sono disponibili le presentazioni utilizzate dai relatori:

Grosso – Introduzione al webinar

Bellan – Valutazione dei flussi di scarto nella gestione dei rifiuti urbani in Italia

Villa – Nuove strategie per la gestione dei rifiuti in Libano

Dolci – Valutazione dell’utilizzo di sacchetti in carta e bioplastica nella gestione del rifiuto urbano

Tua – Pratiche di riutilizzo degli imballaggi: sintesi delle valutazioni LCA effettuate da AWARE

Carollo – Circolarità nella catena di gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione

Campo – Cattura e stoccaggio di CO2 tramite carbonatazione

Brivio – Produzione di metanolo dai gas di acciaieria: il progetto europeo FReSMe

Rigamonti – Chiusura del webinar e attività future