Miscele di benzina contenenti combustibili rinnovabili: effetti sulle emissioni di un’auto GDI Euro 6d-TEMP

Sono stati pubblicati sulla rivista Fuel i risultati di una sperimentazione svolta in collaborazione con Innovhub SSI ed Eni S.p.A. Quattro innovative miscele di benzina sono state testate su di un’automobile GDI Euro6d-TEMP, in accordo con le recenti procedure di omologazione in laboratorio (WLTP, Worldwide harmonised Light vehicles Test Procedure) e in strada (RDE, Real Driving Emissions). La composizione delle miscele è stata pressoché la seguente:

  • Miscela A: miscela assimilabile a una benzina commerciale, contenente 4% di bio-ETBE (ethyl tert-butyl ether)-
  • Miscela B: benzina miscelata con 8% di bioetanolo e 7% di bionafta.
  • Miscela C: benzina miscelata con 22% di bio-ETBE.
  • Miscela D: benzina miscelata con 5% di bioetanolo e 3% di metanolo.

Il fine della sperimentazione è stato la verifica della conformità dell’uso di tali miscele allo standard Euro 6, nonché il confronto fra le tre miscele innovative e la Miscela A di riferimento. L’analisi ha incluso gli inquinanti regolamentati, i gas serra, e una vasta gamma di inquinanti non regolamentati. Nessuna delle miscele ha mostrato alcuna criticità rispetto agli standard, sia in laboratorio che su strada.

Rispetto ai valori misurati in laboratorio, i test su strada sono risultati in un aumento di ossidi di azoto, CO2, e consumo di carburante, e in una diminuzione di monossido di carbonio, idrocarburi incombusti, metano e numero di particelle. Le differenze fra miscele osservate in laboratorio non sono state confermate da quelle osservate su strada, a causa della differente metodologia e dell’intrinseca non ripetibilità dei test RDE su strada. In aggiunta, è stato dimostrato come i dati di emissione risultanti dal processamento dei dati secondo normativa possano differire significativamente dai dati di emissione misurati direttamente allo scarico.

Per ulteriori dettagli e approfondimenti sui risultati dello studio, si rimanda all’articolo, disponibile gratuitamente per 50 giorni al seguente link.

Veicolo equipaggiato con la strumentazione PEMS (Portable Emissions Measurement System) necessaria per le prove su strada.

Una review sui biocombustibili per autotrazione in Europa

Sulla rivista Renewable and Suistainable Energy Reviews è stata recentemente pubblicata una corposa analisi di letteratura riguardante i biocombustibili per automobili e veicoli commerciali leggeri in Europa. Questi due segmenti, unitamente, causano il 53% delle emissioni di gas serra dai trasporti in Europa. L’articolo, frutto dello sforzo congiunto di Politecnico di Milano, Innovhub SSI, e Vrije Universiteit Brussel, presenta una panoramica su produzione, uso, legislazione e studi LCA riguardanti i biocombustibili. Le conclusioni dello studio, in breve, sono le seguenti:

  • I biocombustibili più utilizzati nel trasporto su strada in Europa sono attualmente biodiesel, bioetanolo e HVO (hydrotreated vegetable oil). Esiste una grande varietà di tecnologie produttive che consente di convertire praticamente qualsiasi tipo di biomassa in biocombustibile.
  • La legislazione europea sta incrementando gli obbiettivi di riduzione delle emissioni da produzione e uso dei biocombustibili. Nel 2017 i biocombustibili costituivano il 4,5% dell’energia consumata dal trasporto su strada e dalle macchine mobili non stradali.
  • Sono stati analizzati 86 studi LCA, prestando attenzione sia alle scelte metodologiche che ai risultati quantitativi. In media, l’uso dei biocombustibili può ridurre le emissioni well-to-wheels di gas serra rispetto a diesel e benzina. Tuttavia il reale vantaggio ambientale di alcuni biocombustibili è incerto, a causa degli effetti di cambiamento di destinazione d’uso del suolo, che sono raramente analizzati dagli studi LCA.
  • Analizzando i risultati relativi alle altre categorie di impatto ambientale, l’uso dei biocombustibili generalmente causa maggiori impatti ambientali rispetto a benzina e diesel.
  • I biocombustibili possono essere una promettente alternativa ai combustibili fossili, ma solo se prodotti da materie prime che non causano effetti dannosi da cambiamento d’uso del suolo.

L’articolo è disponibile al seguente link.


Emissioni well-to-wheels di gas serra (g CO2eq/km) raggruppate per tipo di biocombustibile (puro o miscelato). S = numero di studi; n = numero di risultati; Bio-H2 = bio-idrogeno; Bio-SNG = bio-synthetic natural gas; DME = etere dimetilico; ETBE = etil-t-butil etere; EXY = XY% di bioetanolo + (100-XY)% di benzina; BXY = XY% di FAME + (100-XY)% di diesel; FTD = Fischer-Tropsch diesel; HVO = hydrotreated vegetable oil.

Verso l’economia circolare – un sottotitolo di peso


Waste Management & Research, la storica rivista scientifica di ISWA (International Solid Waste Association), si fregia di un nuovo sottotitolo che enfatizza i temi dell’economia circolare. Diventa quindi “The Journal for a Sustainable Circular Economy”, prima rivista a richiamare esplicitamente nel nome questo importante principio, del quale la gestione dei rifiuti costituisce un tassello fondamentale. Oltre a questo, WM&R sta adottando una strategia progressivamente orientata verso un modello sempre più ad accesso aperto (Open Access), per favorire la diffusione delle cultura tecnico-scientifica ad un pubblico via via più ampio.

Tutte le informazioni per pubblicare su WM&R, di cui Mario Grosso è Associate Editor dal 2015, sono disponibili a questo link.

Progetto IMAP – LCA relativa all’integrazione di un sistema di coltivazione microalgale in un impianto di trattamento delle acque reflue

È disponibile online sulla rivista Journal of Environmental Management un nuovo articolo riguardante la valutazione dei benefici ambientali legati all’inserimento di un processo depurativo microalgale nello schema classico di depurazione delle acque reflue urbane.

Il processo depurativo è stato sviluppato e analizzato all’interno del progetto IMAP (Integration of MicroAlgal based Processes in wastewater treatment), finanziato da Fondazione Cariplo, che ha previsto l’installazione di una unità di trattamento algale su scala pilota presso il depuratore di Bresso-Niguarda. Tale unità è costituita da un bacino a configurazione aperta, alimentato con il surnatante dalla fase di disidratazione dei fanghi, ricco di nutrienti, e con il gas di scarico dell’unità di cogenerazione (11% di CO2 in volume).

L’articolo si focalizza sull’analisi LCA comparativa tra la configurazione attuale di trattamento (depurazione convenzionale a Bresso nell’anno 2017) e la situazione futura (depurazione a Bresso con integrazione del processo biologico algale). Il confronto è avvenuto in termini di 12 categorie di impatto sull’ambiente e sulla salute umana (metodo ILCD, 2011), dell’indicatore energetico CED (Hischier et al., 2010) e di due indicatori di consumo delle risorse idriche e di suolo.

Come attualmente progettata, la depurazione con processo algale è caratterizzata da prestazioni ambientali migliori rispetto al trattamento attuale delle acque reflue in 7 dei 15 indicatori analizzati, principalmente per i risparmi energetici indotti. Per un’applicazione a scala reale, dall’analisi LCA sono emerse le seguenti principali raccomandazioni: a) minimizzare la volatizzazione di ammoniaca dai bacini algali; b) preferire il recupero in agricoltura della biomassa algale residua come fertilizzante organico a lento rilascio anziché il suo co-incenerimento; c) scegliere per il bacino una località favorevole in termini di radiazione solare per incrementare la produttività algale specifica.  

L’articolo è disponibile qui fino al 27 dicembre 2020. Ulteriori dettagli di pubblicazione verranno forniti non appena disponibili.  

Valutazione dei flussi di scarto nella gestione dei rifiuti urbani in Italia

Nello studio pubblicato sul terzo numero del 2020 della rivista Ingegneria dell’Ambiente è stato stimato il quantitativo di rifiuti non riciclabili che sono prodotti nelle diverse fasi di gestione dei rifiuti urbani differenziati, dalla raccolta al riciclo finale.

Attraverso le rendicontazioni annuali dei consorzi di filiera, il Catasto Rifiuti di ISPRA, i report annuali di alcune ARPA, specifiche analisi di Utilitalia e pubblicazioni scientifiche sul tema, sono state quantificate le percentuali di scarto associate a ogni fase di gestione delle frazioni differenziate: la separazione multimateriale, la selezione, il riciclo.

A partire dai dati 2018 sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani, è stata quindi stimata la quantità di rifiuti non riciclabili generati dal trattamento delle frazioni differenziate.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

Valutazione dei flussi di scarto nella gestione dei rifiuti urbani in Italia – Figura 4

Analisi dei dati del traffico marittimo per la stima delle emissioni di CO2 delle navi e del potenziale di alcalinizzazione del mare

È stato pubblicato sul terzo numero del 2020 della rivista Ingegneria dell’Ambiente  un articolo riguardante l’analisi dei dati del traffico marittimo nel Mar Mediterraneo, per la stima delle emissioni di CO2 delle navi e del potenziale di alcalinizzazione del mare. Sono stati elaborati i dati relativi al traffico marittimo nel 2017 provenienti dal database di EMODnet (European Marine Observation and Data Network) Human Activities, che fornisce la densità (ore/mese) di presenza delle navi nel bacino del Mar Mediterraneo.

L’elaborazione ha permesso di determinare il numero di ore di navigazione effettivamente utilizzabili per lo scarico di calce idrata al fine di aumentare l’alcalinità e conseguentemente l’assorbimento di CO2 da parte del mare. Sono state altresì stimate le emissioni di CO, NOx, SOx, PM e NMVOC dal trasporto marittimo.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

Casi studio di LCA applicata alla gestione dei rifiuti

È ora disponibile una nuova pubblicazione del Gruppo di Lavoro Gestione e Trattamento dei Rifiuti dell’Associazione Rete Italiana LCA.

Il lavoro, coordinato da Lucia Rigamonti, mira a individuare quali sono le possibili specificità e finalità dell’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assessment) al settore dei rifiuti, attraverso la descrizione di casi applicativi.

L’articolo è stato pubblicato sul terzo numero del 2020 della rivista Ingegneria dell’Ambiente ed è gratuitamente scaricabile qua.

LCA di traverse ferroviarie prodotte con l’impiego di materiali riciclati

È stato pubblicato sulla rivista Transportation Research Interdisciplinary Perspectives un nuovo articolo che analizza con una prospettiva di ciclo di vita l’impiego di una innovativa tipologia di traversa ferroviaria in cui alla struttura convenzionale in calcestruzzo armato si aggiunge una sovrastruttura realizzata a partire da plastica riciclata e da polverino da pneumatici fuori uso.

In dettaglio, il confronto con la traversa tradizionale è stato condotto considerando, per la traversa innovativa, differenti potenziali benefici in termini di incremento della vita utile e riduzione della necessità di manutenzione della linea ferroviaria, così da evidenziare in quali condizioni operative essa permette una riduzione degli impatti ambientali.

In particolare, l’analisi è stata condotta in accordo con la metodologia PEF – Product Environmental Footprint, concepita con l’obiettivo di introdurre metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti. Lo studio mostra come tale metodologia abbia un’influenza significativa sui risultati, che sono fortemente dipendenti dall’approccio utilizzato per la modellizzazione dei processi di recupero di materia ed energia.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

Utilizzo degli scarti delle attività minerarie

È ora gratuitamente disponibile l’articolo
“Environmental evaluation of treated tailing as Supplementary Cementitious Material”
presentato durante la conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020).

L’articolo è stato preparato nell’ambito della tesi di dottorato di Felipe Vargas: lo studio valuta con un approccio metodologico basato sulla Life Cycle Assessment ma sviluppato ad hoc i benefici ambientali dell’utilizzo dei residui dalle attività minerarie nella produzione di calcestruzzo in sostituzione di un certo quantitativo di cemento.  

L’articolo è scaricabile qua

Impatti ambientali delle bottiglie in vetro a rendere: una nuova pubblicazione

È stato pubblicato sugli atti della Conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020) un nuovo articolo sul tema del riutilizzo degli imballaggi nel Nord Italia. L’articolo analizza il ciclo di vita delle bottiglie in vetro a rendere (VAR) utilizzate nella distribuzione di acqua minerale fino a un massimo di 30 volte. In dettaglio si quantifica il contributo delle principali fasi del ciclo di vita dell’imballaggio al variare del numero di utilizzi e si riporta un confronto finale con un sistema equivalente improntato sul vetro monouso.

I principali risultati dello studio mostrano che il contributo maggiore agli impatti del sistema VAR è fornito dalla fase di distribuzione del prodotto, che per il numero massimo di utilizzi (n=30) determina fino all’80% dell’impatto complessivo. I carichi del processo di rigenerazione sono invece più modesti (contributo generalmente inferiore al 45% dell’impatto complessivo anche per 30 usi) e, a seconda delle categorie analizzate, principalmente riconducibili al consumo di energia elettrica dell’impianto di imbottigliamento, al riscaldamento delle acque di lavaggio e alla produzione dei tappi in alluminio primario da sostituire in ciascuna rigenerazione. Nelle condizioni medie operative, già con 2 sole consegne il sistema VAR risulta ambientalmente preferibile rispetto all’alternativo vetro a perdere. Il confronto tra i due sistemi è tuttavia sensibile alla distanza di trasporto coinvolta in fase di distribuzione.

L’articolo è consultabile liberamente qui.