Si terrà il 22 settembre un webinar sul recupero delle ceneri pesanti da incenerimento, con particolare attenzione alle opportunità offerte dall’estrazione a secco. Mario Grosso presenterà lo stato dell’arte, le prospettive e le criticità ancora da affrontare
Il 23 luglio verrà presentato, nel corso di un webinar organizzato da Utilitalia, la ricerca svolta dal centro MatER sul recupero delle ceneri pesanti da incenerimento di rifiuti. Lo studio ha analizzato lo stato dell’arte di processi e tecnologie, nonché alcuni casi di eccellenza in Italia e all’estero. E’ stata inoltre svolta un’analisi del ciclo di vita delle diverse alternative di recupero delle ceneri pesanti, con particolare riferimento al riutilizzo della frazione minerale.
Lo studio completo, il programma e il modulo di iscrizione al webinar sono raggiungibili da qua
Domanda non banale, a cui l’ultimo editoriale su Waste Management & Research a cura di Mario Grosso cerca di dare qualche risposta. Nell’attesa di un ripensamento complessivo dell’attuale sistema di produzione dei beni, esistono già soluzioni game changer o si può solo procedere per progressive ottimizzazioni?
A fronte del costante aumento della quantità di bioplastiche compostabili conferita con il rifiuto organico e della recente tendenza a preferire il trattamento anaerobico in luogo di quello aerobico, è di fondamentale importanza valutare la compatibilità delle bioplastiche con il trattamento di digestione anaerobica. Nel mio lavoro di tesi ho studiato la degradazione anaerobica in condizioni termofile di diversi sacchetti in bioplastica impiegati per la raccolta del rifiuto alimentare (sia shopper che dedicati), in comparazione con un sacchetto in carta alternativo. In particolare, la degradazione anaerobica dei sacchetti è stata studiata a mezzo di prove di biometanazione in batch (BMP – Biochemical Methane Potential) e prove di co-digestione con il rifiuto alimentare in condizioni di alimentazione semi-continua, per meglio simulare la gestione a scala reale. Inoltre, sono state eseguite prove di tipo fisico sui sacchetti in bioplastica analizzati nelle prove in semi-continuo, allo scopo di indagare il meccanismo degradativo delle bioplastiche, con particolare riguardo al contributo di fattori fisici. Nelle prove di BMP è stata osservata una buona degradabilità (>71%) dei sacchetti in bioplastica, mentre le prove in semi-continuo hanno mostrato una degradabilità molto ridotta (<27%), confermata dallo stato fisico dei pezzi di sacchetti non digeriti. Inoltre, è stato osservato un comportamento molto differente nelle prove in semi-continuo per diversi sacchetti in bioplastica, che è risultato almeno parzialmente attribuibile all’effetto di fattori fisici. Al contrario, prospettive molto interessanti sono offerte dal sacchetto in carta, la cui degradabilità anaerobica nelle prove in semi-continuo (82%) è risultata anche superiore a quella osservata nelle prove di BMP (74%). Pertanto, il sacchetto in carta è più compatibile con il processo di digestione anaerobica rispetto ai sacchetti in bioplastica. Valeria Venturelli
Il mio lavoro di tesi è nato dall’esigenza di definire e affrontare una tematica molto attuale come la diffusione delle bioplastiche sul mercato, proposte come alternativa più sostenibile alle plastiche fossili, sia come soluzione nella lotta contro il marine littering (Direttiva Single Use Plastic), sia nell’ambito dell’Economia Circolare. Ho quindi inizialmente analizzato le più importanti tipologie di bioplastiche, le biogeniche e biodegradabili, quelle fossili e biodegradabili e quelle biogeniche non biodegradabili, approfondendo di ciascuna vari aspetti, tra cui le caratteristiche del polimero, le tecniche di lavorazione, le applicazioni e le aziende produttrici. Ho presentato, in seguito, i risultati dell’analisi effettuata sul campo sulla presenza di prodotti in bioplastica in alcune delle più importanti catene della grande distribuzione organizzata in Italia. Si è potuto da lì notare che, nel settore del packaging, le bioplastiche sono ancora presenti in quantità esigue, sono poco distinguibili dalle rispettive controparti fossili e che alcune presentano dei limiti nelle condizioni di utilizzo. Successivamente, ho analizzato studi di letteratura riguardanti l’impatto delle bioplastiche negli impianti di riciclo della plastica e negli impianti di trattamento biologico. Inoltre, sono mostrati i risultati di studi effettuati sulla biodegradabilità delle bioplastiche compostabili in ambienti differenti: ambienti controllati aerobico e anaerobico, ambiente domestico e ambienti non controllati come acque dolci, mare e suolo. Da questi è emerso come le bioplastiche compostabili si degradino sufficientemente nei processi aerobici, ma che se trattate in condizioni anaerobiche o non controllate, mostrino serie difficoltà. La parte finale dell’elaborato è stata dedicata, invece, alla presentazione dei dati raccolti nei questionari che abbiamo sottoposto ad alcuni gestori degli impianti di trattamento rifiuti in Italia e dai quali sono state elaborate informazioni riguardo la quantità di bioplastica in ingresso ai rispettivi impianti e le azioni intraprese per la loro gestione. Con questo lavoro di tesi si è evidenziato come i processi biologici a cui vengono attualmente inviate le bioplastiche compostabili non siano adatti al loro trattamento perché non garantiscono alte temperature e tempi di residenza sufficientemente lunghi affinché questi biopolimeri compostabili riescano ad essere degradati correttamente. Così le bioplastiche da soluzione rischiano di diventare un problema, che deve esser opportunamente affrontato a livello di gestione complessiva. Giulia Sora
Giovedì 25 febbraio si svolgerà una conferenza internazionale sulla gestione dei rifiuti solidi urbani verso l’economia circolare, organizzata dall’Università dell’Insubria.
Mario Grosso presenterà le recenti esperienze di AWARE nel settore della cooperazione internazionale, dal Brasile al Kenya al Libano.
La partecipazione all’evento online è gratuita e tutte le informazioni sono disponibili qua
Con piacere rilanciamo la nuova iniziativa del Consorzio Poliedra su un tema molto caro ad AWARE: il cambio comportamentale.
E’ ora disponibile un catalogo di best practices, che include anche le esperienze finora svolte dal nostro gruppo sulla prevenzione dei rifiuti. Queste riguardano l’analisi svolta mediante un approccio Life Cycle Thinking di: * Utilizzo dell’acqua del rubinetto o da fontanelli pubblici * Distribuzione sfusa di detersivi/detergenti * Distribuzione sfusa di pasta, riso e cereali * Distribuzione di prodotti ortofrutticoli mediante gruppi di acquisto * Utilizzo di batterie ricaricabili in luogo di quelle usa e getta * Utilizzo di imballaggi industriali riutilizzabili invece che usa e getta * Consumo dell’acqua mediante bottiglie in vetro a rendere, in luogo del vetro a perdere
Si svolgerà il 24 Febbraio una conferenza online sui temi della sicurezza ambientale, incardinato all’interno dell’Alleanza delle Università della Via della Seta. La sicurezza ambientale rappresenta una premessa fondamentale per la vita e il benessere degli uomini, con importanti ripercussioni economiche. Durante questa sessione si approfondiscono tematiche attuali riguardanti il trattamento e la gestione dei rifiuti e dei siti contaminati, la qualità dell’aria e la minaccia delle malattie virali.
Mario Grosso terrà l’intervento “From the treatment of waste to the management of resources: approaching the circular economy”
La partecipazione è libera e aperta a tutti, maggiori informazioni sono disponibili qua.
HANDS promuove la cultura della salubrità attraverso la sperimentazione multidisciplinare di azioni di medio e lungo periodo mirate a mitigare la vulnerabilità sanitaria e igienica del quartiere informale di Chamanculo di Maputo (Mozambico), con l’ausilio di produzione locale e diffusione di Polichina. Nel progetto sono coinvolti cinque Dipartimenti del Politecnico, oltre a cinque ulteriori partners.
BeviMI, coordinato dal Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua Onlus (CICMA), si propone di attuare una riduzione dei rifiuti generati dal consumo di acqua in bottiglie di plastica monouso, coinvolgendo le comunità degli Atenei milanesi Bicocca, Statale e Politecnico, con un potenziale bacino di 150 mila persone.
Waste Management & Research, la storica rivista scientifica di ISWA (International Solid Waste Association), si fregia di un nuovo sottotitolo che enfatizza i temi dell’economia circolare. Diventa quindi “The Journal for a Sustainable Circular Economy”, prima rivista a richiamare esplicitamente nel nome questo importante principio, del quale la gestione dei rifiuti costituisce un tassello fondamentale. Oltre a questo, WM&R sta adottando una strategia progressivamente orientata verso un modello sempre più ad accesso aperto (Open Access), per favorire la diffusione delle cultura tecnico-scientifica ad un pubblico via via più ampio.
Tutte le informazioni per pubblicare su WM&R, di cui Mario Grosso è Associate Editor dal 2015, sono disponibili a questo link.
Nello studio pubblicato sul terzo numero del 2020 della rivista Ingegneria dell’Ambiente è stato stimato il quantitativo di rifiuti non riciclabili che sono prodotti nelle diverse fasi di gestione dei rifiuti urbani differenziati, dalla raccolta al riciclo finale.
Attraverso le rendicontazioni annuali dei consorzi di filiera, il Catasto Rifiuti di ISPRA, i report annuali di alcune ARPA, specifiche analisi di Utilitalia e pubblicazioni scientifiche sul tema, sono state quantificate le percentuali di scarto associate a ogni fase di gestione delle frazioni differenziate: la separazione multimateriale, la selezione, il riciclo.
A partire dai dati 2018 sulla produzione e raccolta dei rifiuti urbani, è stata quindi stimata la quantità di rifiuti non riciclabili generati dal trattamento delle frazioni differenziate.