Tra urbanistica e rifiuti: il Politecnico nella favela di Rocinha

Rocinha dall'alto (by Andrea Suardi)
Rocinha dall’alto (Foto di Andrea Suardi)

Rocinha, la favela più grande del Sud America. Alle pendici del Morro Dois Irmaos, a breve distanza dalle spiagge di Rio de Janeiro e dalla famosa Copacabana, un fazzoletto di terra grande poco più d’un chilometro quadrato ospita tra le 100 e le 150mila persone, almeno secondo le stime ufficiali.

Una scacchiera fitta e colorata di piccole case di cemento e mattoni, impilate l’una sull’altra, strade strette e tortuose, vicoli in cui non arriva mai il sole, e allo stesso tempo una comunità viva e interconnessa.

Così appare Rocinha, che vent’anni fa era poco più d’un paese e ora ha i numeri di una piccola città, sia come abitanti che come offerta commerciale, non certo ancora come servizi pubblici. L’assenza di una adeguata infrastrutturazione, insieme ad una densità così alta in un’area urbana, fanno sì che i problemi igienico-sanitari legati alla gestione degli scarichi e dei rifiuti siano, tra gli altri, all’ordine del giorno.

Per integrare questo tema in una visione di insieme che consideri i diversi aspetti ambientali, il 1 ottobre 2016 è partito Polimiporocinha, progetto premiato all’interno del programma Polisocial Award del Politecnico di Milano.

Nato da stimoli a livello locale, come la richiesta di un supporto tecnico da parte de “Il sorriso dei miei bimbi“, un’associazione operante da anni nella favela, e in collaborazione con l’Università Federale di Rio de Janeiro, il progetto propone l’applicazione della metodologia Integrated Modification Methodology.

L’IMM prevede la modellazione di Rocinha in quanto sistema urbano complesso, e si basa su un approccio multidisciplinare, necessariamente supportato da un gruppo di lavoro variegato.

Infatti, all’interno del Politecnico sono coinvolti quattro dipartimenti: il Dipartimento ABC, capofila, coordinato da Massimo Tadi e Gabriele Masera, il DAStU, coordinato da Andrea Arcidiacono, il Dipartimento di Energia, con Francesco Causone, e infine il DICA, rappresentato da Mario Grosso con il supporto di Francesca Villa.

Sarà proprio nell’ambito della gestione dei rifiuti, degli effetti ambientali e delle ricadute igienico-sanitarie ad essi collegati che si concretizzerà il contributo del gruppo AWARE.

Autore: Francesca Villa

Dottoressa di Ricerca in "Metodologie e Tecniche appropriate nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo" (DICACIM, CeTAmb, Università di Brescia) da luglio 2019 con una tesi sull'applicazione dei GIS Open Source alla gestione dei rifiuti in un progetto di cooperazione in Libano, comincia la sua collaborazione con AWARE seguendo gli aspetti legati alla gestione dei rifiuti, degli effetti ambientali e delle ricadute igienico-sanitarie ad essi collegati nel progetto Polimiporocinha. Ad oggi, all'interno del gruppo segue progetti legati alla gestione e agli impatti ambientali e sociali dei rifiuti in contesti a medio-basso reddito. Tra i paesi in cui ha affrontato questo tema (in ambito accademico e non): Libano, Mozambico, Kenya, Bosnia Herzegovina, Serbia, Palestina, Tanzania Costa Rica). Nella sua "vita" precedente, laureata in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio a Trento nel 2013, ha fatto ricerca sugli impatti del cambiamento climatico sulla disponibilità della risorsa idrica e sulla produzione energetica idroelettrica all'interno del gruppo di Costruzioni Idrauliche e Idrologia (UniTN), e ha collaborato con il Dipartimento di Gestione dei Rifiuti della BOKU di Vienna approfondendo la gestione e il trattamento degli E-Waste in Sud America.

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