Sciare a Copenhagen?

Non solo sciare, anche arrampicarsi su una parete verticale di 80 metri presso il nuovo termovalorizzatore Amager Bakke, noto anche come Copenhill. Una visita presso il sito di questo showroom tecnologico, ancora in fase di completamento ma già parzialmente operativo, suscita una serie di riflessioni sul ruolo del recupero energetico dal rifiuto residuo alla luce delle attuali (e future) condizioni al contorno.

Energia dai rifiuti innanzitutto, tanta energia elettrica e soprattutto termica per alimentare la vasta rete di teleriscaldamento di Copenhagen, sfruttando anche la condensazione dei fumi (esattamente come nelle caldaie a metano a condensazione). Dunque anche qua rendimenti che, se riferiti artificiosamente al potere calorifico inferiore, superano il 100%. E poi massima flessibilità in questa produzione di energia, per assecondare da un lato l’andamento stagionale della richiesta di calore (e anche i cambiamenti climatici…), dall’altro i capricci del vento, che in Danimarca determina il valore economico istantaneo dell’energia elettrica. E nessun condensatore del vapore, per non sprecare neanche un chilowattora.

La voglia di fare qualcosa di realmente innovativo e all’avanguardia da tutti i punti di vista: energetico, ambientale, di integrazione con la città. Arriveranno davvero frotte di turisti a godere del “miglior panorama su Copenhagen” dal punto di ristoro situato sul tetto? E i cittadini a sciare anche in estate e ad arrampicarsi?

Ma sullo sfondo, anche qua, qualche ombra. Lo spettro dell’eccesso di capacità di trattamento, che già ora richiama rifiuti dal Regno Unito. Ma per quanto ancora potrà durare?

E poi i costi, circa 500 milioni di euro, con un ritorno dell’investimento previsto sui 25 anni. In un contesto, appunto, dinamico e continuamente mutevole. Difficile da prevederne l’evoluzione così a lungo termine.

Riusciranno i danesi a dimostrare di aver avuto ragione con questa scelta e a confermarsi i primi della classe? O diventerà una sorta di canto del cigno dell’incenerimento come lo conosciamo? Sarà il tempo a dare una risposta, per intanto quello che è certo è che si tratta di un’opera che non può lasciare indifferenti.

Complimenti a Giulia e Caterina, neo-dottori!

Lo scorso 28 Aprile Giulia Borghi e Caterina Conte hanno conseguito la Laurea Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio discutendo due lavori molto interessanti svolti all’interno del gruppo AWARE. Di seguito le brevi descrizioni delle tesi.

La gestione e il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi è un tema che sta acquistando sempre maggiore importanza nello scenario europeo e nazionale, in ragione degli ingenti volumi che ne vengono annualmente prodotti e delle loro potenzialità di recupero. Il mio lavoro di tesi è nato da una collaborazione tra il gruppo di ricerca AWARE e Regione Lombardia e si è posto come obiettivo la valutazione ambientale del sistema di gestione dei rifiuti C&D tramite la metodologia LCA, con particolare focus sulla frazione di rifiuti trattata in impianti di recupero per la produzione di aggregati riciclati misti: dai risultati è emerso quali sono le attuali prestazioni del sistema e quali strategie di pianificazione è necessario implementare a livello regionale per incentivare il recupero dei C&D e l’utilizzo degli aggregati riciclati nel settore delle costruzioni.
Giulia Borghi

Il mio lavoro di tesi tratta la tematica della gestione dei rifiuti da imballaggio in plastica nel sistema italiano e le tecnologie utilizzate nella loro separazione. La sua realizzazione è stata possibile attraverso l’analisi di un Centro di Selezione Secondario del circuito COREPLA munito di Separatori Ottici specializzati nel riconoscimento dei diversi polimeri della plastica.
È stata un’esperienza coinvolgente e stimolante che mi ha insegnato tanto sia dal punto di vista universitario sia dal punto di vista lavorativo, unendo conoscenze teoriche e tecniche. Sono soddisfatta di questa esperienza che mi ha permesso di concludere nel migliore dei modi il mio percorso universitario.
Caterina Conte

Verso un documento di riferimento sulle migliori pratiche di gestione ambientale nella gestione dei rifiuti

Il 28 e 29 marzo si è tenuto a Siviglia il secondo incontro del gruppo tecnico di lavoro relativo all’EMAS Sectoral Reference Document on the Waste Management Sector, attualmente in fase di sviluppo da parte della Commissione Europea. Anche AWARE ha avuto l’opportunità di contribuire al dibattito con la partecipazione di Simone Nessi, che si è fatto portavoce della visione dell’intero gruppo di ricerca.
In questo secondo incontro i partecipanti sono stati chiamati in particolare a supportare l’individuazione di idonei indicatori di prestazione ambientale e benchmark di eccellenza per gli enti che si occupano della gestione dei rifiuti a livello locale. Scopo del documento è infatti non solo quello di individuare un ventaglio di migliori pratiche ambientali (le cosiddette BEMP, Best Environmental Management Practices), ma anche fornire strumenti utili a misurare le prestazioni ambientali di tali enti e valutarne i progressi nel corso del tempo.

La due giorni nell’incantevole scenario di Siviglia si è rivelata nel complesso una fruttuosa occasione di discussione e condivisione fra esperti e sviluppatori, che ha consentito di raggiungere un consenso su un primo insieme di indicatori, aggiungendo così un prezioso tassello verso la finalizzazione del documento (attesa per fine anno). Vi terremo aggiornati sugli ulteriori sviluppi del processo.

Emissioni negative di CO2 grazie ad una innovativa tecnologia di stoccaggio sottomarino

Lo studio ha previsto la valutazione ambientale, mediante l’analisi del ciclo di vita (LCA), di un’innovativa modalità di stoccaggio sottomarino dell’anidride carbonica.

Il sistema è costituito innanzitutto da una fornace per la produzione dei contenitori in materiale vetroso, o “capsule”. Ciascuna capsula, riempita con CO2 liquida ad alta pressione, è inserita in una tubazione tramite cui è rilasciata sul fondo del mare a un’opportuna profondità. L’analisi del ciclo di vita ha evidenziato, in condizioni medie, un impatto potenziale dell’intero processo pari al 10% della CO2 effettivamente stoccata, con una variabilità compresa tra il 6 e il 19%, in funzione delle differenti condizioni al contorno.

Si tratta quindi di una tecnologia idonea allo stoccaggio di rilevanti quantitativi di CO2 a livello mondiale, sia proveniente da processi produttivi che, eventualmente, da cattura diretta dall’aria. In quest’ultimo caso, o nel caso di applicazione a processi di produzione di energia da biomasse, consente addirittura il conseguimento di emissioni negative, in linea con gli ambiziosi impegni di riduzione assunti con l’Accordo di Parigi del 2015.

La ricerca è stata commissionata dalla società CO2APPS, sviluppatrice della tecnologia. Maggiori informazioni sono disponibili sull’articolo pubblicato sull’International Journal of Greenhouse Gas Control

Pubblicata una review internazionale sulla prevenzione dei rifiuti

Successivamente al Workshop su “Waste Prevention & 3R”, tenutosi a Kyoto nel Novembre 2015, è stato predisposto un articolo di review sul tema della prevenzione dei rifiuti. L’articolo, che dà ampio spazio anche agli studi sulla prevenzione condotti dal gruppo AWARE, è pubblicato sul Journal of Material Cycles and Waste Management, ed è disponibile ad accesso libero a questo link.

 

Food waste: let’s put our hands in!

“We had masks most of time, really!”

 

 

 

 

 

Rilanciamo un post sulle attività di AWARE svolte nell’ambito del progetto REDUCE.

Circa il 15-20% in peso del rifiuto residuo contiene scarti di cibo, e quasi un terzo di questo è evitabile. Nel rifiuto organico differenziato siamo invece al 25% di cibo evitabile. Proiettando questi valori a livello nazionale, si può stimare in Italia un quantitativo di rifiuto di cibo evitabile dell’ordine di un milione e mezzo di tonnellate all’anno!

Il post completo in inglese è disponibile al seguente link

3° Workshop “Rifiuti e Life Cycle Thinking” – disponibili le presentazioni

Il 15 Febbraio 2017 si è svolta con successo la terza edizione del workshop “Rifiuti e Life Cycle Thinking”. Su questa pagina è disponibile un breve resoconto, oltre a tutte le presentazioni.

Guarda il video sul workshop prodotto da Aracne TV.

 

 

 

 

 

Incenerimento di rifiuti: abbattimento dei gas acidi ad alta temperatura

Negli ultimi anni, molti impianti di incenerimento in Italia hanno osservato un incremento della concentrazione di gas acidi nei fumi grezzi in uscita dalla caldaia. Ciò è probabilmente dovuto al progressivo diminuire della quantità di rifiuti urbani trattati, sostituiti parzialmente da rifiuti speciali. Questi ultimi sono caratterizzati da una composizione chimica più variabile, con possibile incremento del carico al forno dei composti alogenati (cloro e fluoro) e dello zolfo.

Lo studio, finanziato da Unicalce, ha testato l’utilizzo di un nuovo sorbente dolomitico da iniettarsi direttamente in caldaia ad alta temperatura. Tale sorbente ha il compito di effettuare un primo abbattimento dei gas acidi direttamente in caldaia, riducendo così il carico di inquinanti che arriva al successivo stadio di neutralizzazione a bassa temperatura condotto in linea fumi mediante l’addizione di calce o bicarbonato di sodio. I test sono stati effettuati in quattro impianti di incenerimento situati in nord Italia, in condizioni di operatività standard. Per iniezioni del sorbente pari a circa 6 kg per tonnellata di rifiuto, è stato osservato un abbattimento della concentrazione di gas acidi a valle della caldaia pari al 7-37% (media 23%) per l’HCl, al 34-95% (media 71%) per l’SO2 e al 39-80% (media 63%) per l’HF. Ciò ha permesso di ridurre il dosaggio di bicarbonato di sodio in linea fumi di circa il 30%. E’ stata inoltre osservata una migliore pulizia della caldaia, suggerendo che il sorbente sia in grado di ridurre i fenomeni di sporcamento e incrementare, così, il recupero energetico.

Le prestazioni ambientali del sorbente sono state, inoltre, valutate mediante la metodologia dell’Analisi del Ciclo di Vita, comparando il tradizionale operato degli impianti di incenerimento, che prevede la rimozione dei gas acidi mediante l’utilizzo di bicarbonato di sodio a bassa temperatura, con il nuovo scenario in cui il bicarbonato di sodio è ancora utilizzato ma in quantità minori grazie all’iniezione del nuovo sorbente dolomitico in caldaia. L’analisi ha incluso la produzione dei due reagenti, il trattamento dei residui solidi prodotti dalla neutralizzazione dei gas acidi e l’emissione aggiuntiva di CO2 al camino dovuta all’attivazione del bicarbonato. I risultati, riportati in figura 1, non mostrano particolari differenze tra i due scenari analizzati in termini di impatti ambientali. Se, invece, si include nell’analisi il ruolo che il nuovo sorbente dolomitico può avere nell’incrementare il recupero energetico, a seguito della migliore pulizia della caldaia, gli impatti dello scenario innovativo diminuiscono sensibilmente rispetto allo scenario di operatività tradizionale.Figura 1: variazione percentuale tra lo scenario base e quello in cui si utilizza il sorbente dolomitico ad alta temperatura (valori positivi indicano che gli impatti dello scenario in cui si usa il sorbente dolomitico ad alta temperatura sono maggiori di quello dello scenario base; vice versa per valori negativi).

Per maggiori dettagli, si rimanda alle seguenti pubblicazioni:

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0956053X14005030

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0956053X14005054