Pint of Science torna a Milano con un’edizione ricca: dal 19 al 21 maggio sette pub della città ospiteranno 21 eventi gratuiti in cui ricercatori e ricercatrici incontreranno il pubblico per raccontare la scienza in modo più diretto e accessibile possibile. Il festival, nato nel 2013 nel Regno Unito, è oggi il più grande evento internazionale di divulgazione scientifica dal vivo, con l’obiettivo di portare la scienza fuori dai laboratori e dentro la quotidianità, dove può incuriosire, stupire e far riflettere.
Giulia Cavenago e Stefano Puricelli del gruppo di ricerca AWARE mostreranno applicazioni della metodologia Life Cycle Assessment volte ad accrescere la consapevolezza ambientale delle scelte quotidiane.
Appuntamento il 19 maggio alle 19:30 @ PicoBrew Station, in Via Ascanio Sforza 63.
Pubblicato il libro “Waste Flows Generated by the Energy Transition”
Ecco il primo prodotto del progetto a tema “Rifiuti della transizione energetica”, frutto della collaborazione tra il gruppo di ricerca AWARE e il centro studi MatER (Materia ed Energia dai Rifiuti). Il progetto, di durata triennale, vuole investigare il destino dei rifiuti generati in Italia dalla transizione energetica.
Le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili sono centrali nella transizione energetica, ma cosa succede quando queste arrivano a fine vita? Uno dei falsi miti più diffusi è che non sia possibile riciclarle e costituiscano un problema ambientale. Si sente dire spesso che le pale eoliche finiranno tutte in discarica o abbandonate nei deserti, che le batterie al litio siano impossibili da smaltire, o che i pannelli fotovoltaici accumulino e rilascino elementi tossici. Ma è davvero così?
Nel primo work package del progetto, abbiamo provato a fare il punto, analizzando lo stato dell’arte delle tecnologie di recupero e riciclo, con focus sul contesto europeo e, in particolare, su quello italiano, in termini di assetto normativo e parco impiantistico, analizzando quattro flussi di rifiuti legati alla transizione energetica: batterie al litio (per veicoli elettrici e accumulo energetico), motori elettrici, pannelli fotovoltaici e pale eoliche in materiali compositi.
Da qui nasce un libro snello ma denso di contenuti: Waste Flows Generated by the Energy Transition – Regulatory Framework, Recovery Technologies and Plant Infrastructures, edito da Springer Nature nella collana PoliMI SpringerBriefs.
📉 Le tecnologie per il riciclo esistono ma non tutte sono ancora mature o diffuse su larga scala. In alcuni casi l’infrastruttura industriale è ancora limitata e ci sarà la necessità di colmare il gap impiantistico per affrontare i flussi in arrivo nel prossimo futuro. Serve quindi investire in ricerca, innovazione e infrastrutture ma serve anche un quadro normativo coerente e a supporto degli obiettivi di economia circolare.
🪨 Un altro punto chiave è il recupero di materie prime critiche (CRMs): dal litio al cobalto, dalle terre rare al rame, molti dei materiali usati in queste tecnologie sono essenziali per la transizione e la sicurezza energetica dell’Europa. Grazie al riciclo possono essere, almeno in parte, recuperati. Il riciclo diventa così non solo una necessità ambientale, ma anche una leva strategica per la sicurezza dell’approvvigionamento.
♻️ La transizione energetica è spesso raccontata come la chiave per un futuro sostenibile, ma ci sono aspetti meno visibili e meno discussi che rimangono cruciali. Se vogliamo che la transizione sia davvero sostenibile, serve affrontare anche il capitolo dei rifiuti.
Questo libro è il nostro contributo per capire dove siamo e dove possiamo (realisticamente) andare. Si rimanda alla pagina ufficiale della Springer per la lettura gratuita del frontespizio e l’eventuale acquisto del libro.
A questa domanda prova a rispondere l’ultimo editoriale di Waste Management & Research, scritto da Mario Grosso. Chiedendolo proprio a lei, e proponendole di confrontarlo con quanto invece scritto da autori in carne ed ossa, proprio in un precedente editoriale.
La conclusione è rassicurante e anche un po’ cerchiobottista, sottolineando l’importanza di combinare le informazioni generate dall’intelligenza artificiale con l’esperienza umana per creare contenuti che siano al tempo stesso esaustivi e fruibili. Elementare, no?
E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cleaner Production uno studio LCA commissionato da Liquigas S.p.A ed eseguito in collaborazione con Innovhub-SSI. Lo studio ha confrontato gli impatti ambientali del ciclo di vita di autovetture di segmento B e C, alimentate da una miscela di GPL (60%), bio-GPL (20%) e dimetil etere (DME) rinnovabile (20%). Le due auto sono state confrontate con auto a benzina e auto elettriche. In Unione Europea, la miscela di carburanti proposta potrebbe ridurre le emissioni climalteranti degli 8,3 milioni di auto alimentabili a GPL. La miscela sfrutterebbe la conversione di rifiuti in carburanti prodotti a partire da oli alimentari esausti, FORSU e plastiche non riciclabili in carburanti, incoraggiando l’economia circolare. L’utilizzo pratico della miscela è possibile, in quanto è risultata compatibile con gli standard di vendita del GPL per autotrazione (EN 589:2018) e con lo standard emissivo Euro 6 per autovetture.
Lo studio ha innanzitutto dimostrato che, per tutte le 16 categorie di impatto, gli impatti aumentano passando dal segmento B al segmento C. A seconda della taglia dell’auto, la miscela riduce le emissioni climalteranti del 16%-21% in confronto all’auto a benzina ed è preferibile alla benzina in 5 categorie di impatto su 16, mentre risulta svantaggiosa in 2-5 categorie. Le auto elettriche riducono gli impatti delle auto a benzina in 5 categorie di impatto (incluso un risparmio di emissioni climalteranti del 36%-38%) ma li aumentano in 10 categorie. Lo studio ha inoltre evidenziato incrementi del consumo d’acqua di oltre il 200% per tutte le auto ad alimentazione alternativa. Futuri sforzi dovrebbero essere indirizzati alla limitata disponibilità di materie prime di scarto usate per la produzione della miscela proposta.
Impatti ambientali per la categoria “Cambiamenti climatici”, riferiti a 1 km percorso. Nel caso dello scenario con la miscela, i risultati dei sottoscenari che prevedono l’utilizzo di tre diverse tipologie di rDME sono stati mediati. Le barre di errore si riferiscono all’intervallo dei risultati della miscela al variare del tipo di DME analizzato (bio-DME, e-DME e DME derivante da carbonio riciclato). Le differenze percentuali si riferiscono all’auto a benzina. Legenda: TTW = “dal serbatoio alle ruote”, WWT = “dal pozzo al serbatoio”.
Review of Studies adopting LCA-based Absolute Environmental Sustainability Assessment Methods
Tecla Colombo
Sustainability Certifications: standards’ analysis and application in Pirelli
Viola Locatelli
Assessing Sustainability Reports: Trends in Environmental and Social Indicators under New EU Standards
Ali Al Rida Al Mousawi
Cotton Recycling Technologies
Mehdi Zarei
Life Cycle Assessment of Post-Consumer Polyester Textile Waste Recycling by Alkaline Hydrolysis
Davide Scotto di Carlo
La separazione dei rifiuti da costruzione e demolizione per la produzione di aggregati riciclati di qualità: studio di un bacino di utenza e valutazione di nuove tecnologie
L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano organizza in presenza a maggio un corso pensato per i professionisti che desiderano comprendere e applicare la metodologia Life Cycle Assessment (LCA). Il corso, tenuto da docenti appartenenti alla Polimi LCA Network del Politecnico di Milano, fornirà le basi metodologiche e pratiche per rispondere alle nuove richieste negli appalti pubblici, alla normativa sui green claims e alla crescente spinta della filiera verso la sostenibilità. Attraverso un approccio pratico ed esempi applicativi, i partecipanti acquisiranno competenze essenziali per integrare l’LCA nelle proprie attività professionali.
Il primo modulo (8 maggio) riguarderà un approfondimento sulla metodologia dell’LCA e sulla certificazione ambientale di prodotto EPD, per individuare le applicazioni nella propria attività lavorativa, interpretarne i risultati e dialogare con i professionisti del settore. In questa prima parte sarà anche proposto un gioco per assimilare più facilmente le basi teoriche. Seguono il modulo 2 e 3 (15 maggio), incentrati sulla presentazione di esempi applicati della metodologia, nei settori della manifattura e servizi, in particolare energia e gestione rifiuti e nei settori dell’edilizia e infrastrutture.
I tre moduli potranno essere frequentati separatamente. Nelle pagine sottostanti si possono trovare tutti i dettagli in merito al programma, orario dei singoli interventi e costi di iscrizione.
E’ stato nominato il nuovo Comitato Tecnico Scientifico del LEAP, con mandato quadriennale (2025-2029), guidato da Mario Grosso, su indicazione della Rettrice del Politecnico. Del Comitato fanno parte altri docenti del Politecnico, dell’Università Cattolica, delle Università di Bergamo e di Parma. Novità di questa edizione del CTS è la presenza di rappresentanti aziendali, individuati tra i soci LEAP e provenienti dai settori ricerca & sviluppo.
Il LEAP (Laboratorio Energia e Ambiente Piacenza) è stato costituito nel 2005 su iniziativa della Sede di Piacenza del Politecnico di Milano, ed è uno dei laboratori della Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna. AWARE vi collabora da lungo tempo, in particolare nell’ambito del centro studi MatER (Materia ed Energia dai Rifiuti).
I principali compiti del CTS sono:
•Indirizzare e monitorare le attività di ricerca scientifica, di formazione e di trasferimento tecnologico
•Verificare la qualità scientifica dell’attività svolta dal LEAP
•Monitorare la realizzazione dei progetti di maggior rilevanza scientifica
•Monitorare la produzione scientifica dei ricercatori e dei collaboratori LEAP
•Sostenere gli organi della società nella definizione e redazione di nuovi progetti e contratti di ricerca
•Promuovere i contatti e le collaborazioni scientifiche con qualificati soggetti aventi finalità e caratteristiche affini a LEAP ed ai suoi obiettivi
•Promuovere attività di ricerca da eseguire con il coordinamento o la partecipazione di LEAP, così come dei soci accademici e industriali
Dal 7 al 9 Aprile 2025 si è tenuta a Manchester la 32th conferenza CIRP on Life Cycle Engineering. L’evento, organizzato dall’International Academy for Production Engineering (CIRP), rappresenta un momento di condivisione annuale tra esperti provenienti dall’industria e dal mondo accademico per discutere su come valutare e migliorare la sostenibilità in tutte le fasi del ciclo di vita dei processi ingegneristici. L’evento è stato caratterizzato da un ricco programma di presentazioni orali su temi quali economia circolare, decarbonizzazione e produzione industriale sostenibile, a cui anche il gruppo AWARE ha contribuito.
In particolare, la Professoressa Lucia Rigamonti ha illustrato un caso studio relativo a una piattaforma lombarda per il trattamento di recupero di rifiuti speciali con l’obiettivo di mostrare come la LCA sia uno strumento di supporto per quantificare gli impatti ambientali e per definire strategie di miglioramento mirate, sia dal punto di vista dei prodotti che dell’organizzazione.
È ora disponibile la pubblicazione “Environmental performance of a 1 MW photovoltaic plant in the Atacama Desert: A life cycle assessment study” riguardante uno studio di valutazione del ciclo di vita di impianti solari fotovoltaici nel deserto di Atacama (Cile). L’articolo è parte della tesi di dottorato in Solar Energy presso l’Università di Antofagasta di Denet Soler, ospitata nel gruppo di ricerca AWARE da Lucia Rigamonti per alcuni mesi. Lo studio esamina il consumo di energia primaria e le prestazioni ambientali di un impianto fotovoltaico da 1 MW connesso alla rete situato nel deserto di Atacama. Le condizioni uniche di tale deserto includono elevati valori di irradianza orizzontale globale annuale (>2600 kWh/m2), un fattore di degradazione del modulo dell’1,5% all’anno, usura accelerata di componenti come gli inverter, opere civili adattate a terreni salini e corrosivi, lunghe distanze di trasporto e risorse idriche limitate. I modelli di inventario hanno utilizzato prevalentemente dati primari, tra cui misurazioni in situ ed esperienze operative da una struttura gestita localmente.
Per saperne di più, potete leggere la pubblicazione disponibile qua.