Si terrà il 7 marzo la sesta edizione della giornata di studio su Rifiuti e Life Cycle Thinking. E’ ora aperta la call for abstract!
Tutti gli aggiornamenti verranno riportati sulla pagina dedicata.

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La gestione dei rifiuti sanitari rappresenta ancora oggi una grande sfida per molti Paesi poveri di risorse. Infatti, le condizioni socio-economiche del contesto di origine influenzano fortemente la generazione e le modalità di gestione dei rifiuti sanitari, evidenziando le differenze tra i Paesi ad alto reddito e quelli a medio e basso reddito. Con l’arrivo della pandemia da COVID-19, alla fine del 2019, la generazione dei rifiuti sanitari ha subito delle variazioni: sono aumentate le quantità, soprattutto relative ai rifiuti infettivi, come i dispositivi di protezione individuale, e il luogo di origine non è più limitato solo alle strutture sanitarie, ma comprende anche le abitazioni dei soggetti positivi al virus posti in isolamento, i cui rifiuti urbani sono considerati infettivi e gestiti come tali. Questo fenomeno ha determinato delle variazioni anche nelle pratiche di trattamento e gestione e, di conseguenza, ha acuito le condizioni critiche dei contesti già vulnerabili.
Nel mio lavoro di tesi si presentano delle proposte di intervento nel quartiere informale Chamanculo della capitale del Mozambico Maputo, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti infettivi, derivanti dalla pandemia da COVID-19. Considerando i flussi di rifiuti sanitari generati a livello comunitario, è stato progettato un sistema di gestione, che comprende le fasi di raccolta e conferimento, di stoccaggio, di trattamento di disinfezione e di smaltimento finale. Si valutano, inoltre, delle alternative, qualora i vincoli economici, tecnologici e gestionali del contesto siano particolarmente restrittivi. Infine, si presentano anche delle proposte applicabili a livello comunitario per la riduzione della generazione di rifiuti sanitari, sostituendo le mascherine monouso con quelle riutilizzabili tessute in stoffa.
Humankind is the primary cause of the alteration of the ecosystem and has forced the degradation of the environment. However, their impacts are not being given a needed focus in life cycle assessment (LCA) studies. Therefore, we require a framework to assess the environmental impacts of humans particularly human labour in the workplace. The thesis evaluated the environmental impacts associated with the workforce in a labour-intensive industry such as construction and demolition industry. The study focussed on two applications (systems) of selective demolition technique practiced on concrete/masonry and metal buildings. Seven selective demolition case studies in Lombardy region were selected. A new methodological framework was developed to assess the impacts of workforce based on their consumption pattern. The consumption data of the workforce is calculated from the contributions that the workers make across the various fields of the industry they work. In the case of the demolition work, the consumption data can be obtained from the five fields such as energy input, transportation, toilet usage, shelter and personal safety devices. The results indicate that the workers’ commute between home and the demolition site (transportation) and food consumption (energy input) are the major contributors to all the environmental impact categories evaluated in the study for both systems. Furthermore, significant impact is caused from the workforce when compared with other impact causing factors of the demolition work such as diesel consumption, water consumption and electricity consumption that happen during the demolition work. Therefore, it is highly recommended to include workforce in the LCA studies that involve labour-intensive systems.
Material Flow Cost Accounting (MFCA) is an Environmental Management Accounting (EMA) tool that analyses and quantifies the flow of stocks and materials through a production process. The primary objective of the MFCA methodology is to identify and quantify the losses in the production system by assigning equal weightage to both the products and the losses. The methodology has been standardized and published in the ISO family of standards as ISO 14051: 2011.
Until now, MFCA has mostly been applied to products from the manufacturing industry. The current study aimed at evaluating the economic performance of an upcoming technology in the field of waste management service in the mining industry using the MFCA methodology. The case study was under an EU H2020 project titled “FineFuture” (FF) involving a Greek mining company, Grecian Magnesite S.A. based in Thessaloniki. The objective was to assess the economic sustainability of the FineFuture floatation technologies in valorizing the fine deposits from the current beneficiation processes. The system boundary was divided into two scenarios – the current scenario, where the fine deposits are stockpiled due to unavailability of any relevant technologies and the future scenario where the same deposits are utilized in accordance with the FF action plan.
The “Plan-Do-Check-Act” methodology of ISO 14051 was adopted for the calculations. The total MFCA cost was calculated to be 33.28 €, with approximately 24% of it being converted to the final product and rest lost as waste. The highest contribution to this total MFCA cost came from the purchase of pet coke for calcination. Sensitivity analyses revealed an important methodological gap in the ISO formulation, related to internal recycling of waste. The study however concluded that MFCA can be satisfactorily used for emerging technologies. The study also suffers from certain limitations, the most important of which being that the project is still at the pilot phase, most of the data considered for the analysis are just estimates and not representative of the actual scenario at the industrial scale. Therefore, the study may be regarded as an exploratory one and the highlighted issues can be used as an agenda for future research in MFCA studies.
Il materiale presentato durante il webinar del 14 Luglio organizzato dal GDL DIRE della Rete Italiana LCA è disponibile al seguente link:
Webinar “Approccio Life Cycle Thinking: sviluppi metodologici e strumenti” – Rete Italiana LCA
Hanno partecipato al webinar Giuseppe Cecere e Federica Carollo che sono intervenuti sulle seguenti tematiche:
Clicca qui per ulteriori informazioni.
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Nell’ultimo editoriale su Ingegneria dell’Ambiente si parla del recente Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti della Regione Lombardia, frutto di due anni di lavoro e approvato nello scorso mese di maggio. Prevenzione, riciclo e recupero energetico convivono in un sistema molto avanzato che, quantomeno per quanto riguarda i rifiuti urbani, ha pressoché azzerato lo smaltimento in discarica. Quali sono dunque le criticità residue? Cosa possono imparare le altre Regioni dall’esperienza lombarda? E come migliorare ancora dopo il 2027?
L’articolo è scaricabile qua
L’industria dell’editoria scolastica, tradizionalmente basata su copie cartacee, è da tempo indirizzata verso la progressiva digitalizzazione del materiale di apprendimento. Al momento, infatti, il materiale più adottato è rappresentato da libri in modalità mista, che prevedono la vendita contestuale di una copia cartacea e di un e-book multimediale contenente le stesse pagine del cartaceo e altri contenuti digitali integrativi.
Il gruppo editoriale Zanichelli si è recentemente attivato con AWARE per svolgere una valutazione degli impatti ambientali associati all’intera filiera produttiva, distributiva e d’uso del proprio prodotto scolastico, con lo scopo di rafforzare la propria presa di coscienza sull’impronta ecologica aziendale e di diffondere, al contempo, la consapevolezza dei carichi ambientali di un libro scolastico anche tra gli studenti e gli insegnanti.
È ora disponibile sulla rivista Ingegneria dell’Ambiente (Volume 9, numero 2, anno 2022) una nuova pubblicazione del gruppo di ricerca AWARE di dettaglio sullo studio svolto (scaricabile gratuitamente qui).
Gli impatti ambientali del libro misto, nello scenario d’uso attuale dell’e-book (scaricamento su dispositivo personale di un ottavo dell’e-book e sua consultazione per il 5% del tempo di apprendimento), sono principalmente associati al ciclo di vita del libro cartaceo, soprattutto alla produzione di carta vergine patinata per la sua realizzazione. Attualmente l’e-book è poco sfruttato e di conseguenza il suo carico ambientale è ridotto. Tuttavia, se l’e-book venisse utilizzato al massimo delle sue potenzialità, gli impatti complessivi del libro misto subirebbero un aumento importante nelle categorie di impatto analizzate, oscillante tra il +17% e il +229%. Questo perché un e-book, pur non richiedendo un trasporto fisico su strada, deve essere comunque trasferito all’utente per via digitale con un conseguente consumo di energia elettrica; la sua consultazione richiede, inoltre, l’uso di un dispositivo elettronico, la cui produzione, seppur allocata tra diverse funzioni, impatta significativamente in determinate categorie di impatto a causa dell’acquisizione di materie prime anche preziose (oro e rame).
Al fine di preservare un equilibrio sostenibile degli ecosistemi e del pianeta Terra in generale, gli impatti ambientali causati dalle attività umane devono poter essere identificati, quantificati e inclusi nelle pianificazioni e nei processi decisionali. La monetizzazione è una pratica che consente di internalizzare tali impatti e di esprimerli in valuta, cosicché indicatori di diversa natura siano direttamente comparabili, più facilmente comprensibili anche ai non esperti e includibili nei bilanci economici.
Nel lavoro di tesi sono stati esaminati diversi articoli scientifici relativi agli approcci e ai metodi di monetizzazione degli impatti ambientali, al fine di elaborare una classificazione esaustiva degli stessi. Sono stati poi analizzati alcuni fra i principali modelli di monetizzazione, ovvero degli insiemi operativi di fattori di ponderazione monetaria, determinati con diversi approcci e metodi. Ne sono state considerate le caratteristiche principali, soprattutto quelle relative al campo di applicazione degli stessi.
Infine, si è considerato un caso di studio relativo ai rifiuti da costruzione e demolizione e in particolare alla procedura della demolizione selettiva degli edifici. Nello specifico, sono stati applicati quattro diversi insiemi di fattori di ponderazione agli indicatori di impatto determinati con un’analisi LCA, effettuata con i dati riguardanti alcuni impianti operanti la demolizione selettiva. Dal confronto dei risultati monetizzati con i quattro modelli selezionati è emersa l’importanza della compatibilità delle categorie di impatto e delle relative unità di misura fra il modello di caratterizzazione e il modello di monetizzazione, nonché lo scopo e l’ambito del modello monetizzazione. Queste sono le caratteristiche principali di cui tener conto nella scelta del modello di monetizzazione, nonché quelle rilevanti per gli sviluppi futuri di nuovi insiemi di fattori di ponderazione.
Stefano Lasperini
Questo mese si è concluso il progetto BeviMI, promosso da CICMA e cofinanziato da Fondazione Cariplo, che ha visto coinvolto il gruppo AWARE nello svolgimento di una ricerca interuniversitaria con due obiettivi principali:
CAMPAGNA DI SCIENZA PARTECIPATA
Per la raccolta dei dati sui comportamenti attualmente adottati dalla comunità universitaria in materia di acqua da bere e rifiuti plastici generati è stato predisposto un questionario qualitativo.
Il questionario è stato diffuso tra gli studenti, i docenti, i ricercatori, i dottorandi e il personale tecnico amministrativo delle Università milanesi Milano-Bicocca, Politecnico e Università degli Studi di Milano tramite gli Uffici di Sostenibilità dei tre atenei e grazie all’aiuto di alcune associazioni studentesche.
In media il 77% dichiara di consumare prevalentemente in università acqua di rete, ritenendola una scelta sostenibile, comoda ed economica.
Dal questionario è inoltre emersa la richiesta di installare erogatori laddove non presenti e la necessità di effettuare campagne di sensibilizzazione, eventi o percorsi di approfondimento per abbattere falsi miti che frenano alcuni studenti dal bere acqua di rete (ad esempio per paura dello stato delle tubature, della presenza di calcare, e di uno scarso monitoraggio). Proprio in questa ottica, all’interno del progetto è stato svolto tra il 20 aprile e 18 maggio 2022 il ciclo di seminari Bbetween “Acqua: gestione e uso sostenibile” che ha visto il coinvolgimento del gestore del servizio idrico, di docenti, dei delegati alla sostenibilità degli atenei e di organizzazioni civiche (le registrazioni sono accessibili qui).
VALUTAZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE
A conferma dell’effettiva sostenibilità della scelta di bere acqua di rete anziché acqua in bottiglia, è stato confrontato con applicazione della metodologia LCA l’acquisto di una bottiglia in PET da 0,5 litri (filiera 1) con il prelievo di 0,5 litri di acqua di rete tramite casa dell’acqua installata sul territorio e borraccia personale in alluminio (filiera 2).
Nella filiera 1 sono state incluse le fasi di captazione dell’acqua, la produzione della bottiglia (corpo, tappo, etichetta) e degli imballaggi di vendita e trasporto, il trasporto del prodotto finito, la sua eventuale refrigerazione, il suo utilizzo e lo smaltimento di tutti gli imballaggi coinvolti nel processo.
Per la filiera 2 sono incluse invece le fasi di captazione, potabilizzazione e distribuzione dell’acqua, costruzione, uso e fine vita della casa dell’acqua, costruzione, lavaggio e fine vita della borraccia in alluminio.
Lo studio è stato condotto utilizzando il software SimaPro 9.3 e adottando il metodo proposto dalla commissione europea EF 3.0 basato su 16 categorie di impatto che quantificano gli effetti sull’ambiente (8 categorie), sulla salute umana (4 categorie) e sull’esaurimento di risorse (4 categorie), con l’intento di includere il più ampio spettro di problematiche potenzialmente causate da ciascuna filiera.
Dai risultati ottenuti è stato possibile affermare che, in accordo con le assunzioni fatte per le due filiere, consultabili nella ricerca completa (disponibile su www.contrattoacqua.it), la scelta di bere 0,5 litri di acqua di rete erogata dalla casa dell’acqua e raccolta tramite borraccia in alluminio è ambientalmente più vantaggiosa della scelta di acquistare acqua in bottiglie di PET da 0,5 litri per tutte le 16 categorie di impatto analizzate.
Per quanto riguarda la filiera 1, si può poi affermare che le fasi che contribuiscono in misura maggiore agli impatti totali sono il ciclo di vita della bottiglia in PET e il trasporto della stessa dall’imbottigliatore al rivenditore; nella filiera 2 invece le fasi principalmente responsabili degli impatti totali sono il consumo di energia elettrica per il funzionamento della casa dell’acqua e il lavaggio della borraccia.
L’applicazione della metodologia LCA ha permesso di delineare inoltre le seguenti conclusioni:
• lo studio effettuato è uno strumento utile per le università per quantificare gli impatti di ateneo del consumo di acqua in PET e stimare la potenziale riduzione che si otterrebbe nel caso di un maggior ricorso all’uso di acqua di rete;
• la selezione dei fornitori di bottiglie in PET da parte degli atenei può essere fatta secondo criteri sviluppati in ottica di sostenibilità ambientale per minimizzare gli impatti di tale filiera (alcuni criteri emersi sono ad esempio la scelta di fornitori con distanza imbottigliatore-atenei minore, la scelta di bottiglie con una certa percentuale di granuli in PET riciclato…);
• lo studio sottolinea l’impatto non trascurabile dei consumi elettrici dei distributori automatici, elemento su cui sarebbe opportuno intervenire;
• relativamente all’acqua di rete è importante adottare piccoli accorgimenti (come limitare l’uso di acqua nel lavaggio della borraccia) per evitare di ridurre i notevoli effetti positivi generati dalla scelta di bere acqua di rete;
• un possibile sviluppo futuro emerso dallo studio è quello di effettuare un confronto specifico tra gli erogatori e le case dell’acqua, in modo da identificare se nei campus universitari sia più strategico da un punto di vista ambientale un modello diffuso (tanti erogatori di minori dimensioni), un modello concentrato (un’unica casa dell’acqua in luogo molto frequentato) o un modello ibrido.
Il 14/07/2022 si terrà il Webinar organizzato dal Gruppo di Lavoro della Rete italiana LCA DIRE -Development and Improvement of LCA methodology: Research and Exchange of experiences-.
Giuseppe Cecere e Federica Carollo parteciperanno con le seguenti tematiche:
LIFE CYCLE SUSTAINABILITY ASSESSMENT E SOCIAL LIFE CYCLE ASSESSMENT: SVILUPPI METODOLOGICI PER IMPLEMENTARE ANALISI DEGLI IMPATTI SOCIALI NELLA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
Con la pubblicazione delle nuove linee guida UNEP 2020, la Social Life Cycle Assessment si è andata consolidando per garantire una prassi metodologica condivisa da utilizzare per gli studi di settore. La Life Cycle Sustainability Assessment, rimane inveceancora qualche passo indietro nella definizione di un procedimento standardizzato da portare avanti nell’applicazione. Una delle domande aperte è la necessità di individuare principi adeguati a definire metodi di aggregazione dei risultati che tengano conto della diversa natura delle analisi. I risultati individuati da analisi complete di S-LCA comprendono spesso dati di tipo qualitativo o semi-quantitativo e precludono quindi un’aggregazione numerica con risultati prettamente quantitativi. Allo scopo di garantire una visione olistica degli impatti di un prodotto o di un servizio sui tre pilastri della sostenibilità è necessario approfondire il legame tra le due metodologie.
FULL ENVIRONMENTAL LIFE CYCLE COSTING DELLA CATENA DI GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE
In questo studio viene presentata l’applicazione della Full Environmental Life Cycle Costing (feLCC) alla filiera di gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) in Lombardia (Nord Italia). La feLCC è una metodologia che oltre a esaminare tutti i costi interni associati al ciclo di vita del processo, direttamente sostenuti dai vari attori della catena di gestione (Enviromental LCC (eLCC)), allinea uno studio di Life Cycle Assessment (LCA) i cui risultati relativi agli impatti ambientali vengono monetizzati con il fine di ottenere i costi delle esternalità ambientali da integrare all’eLCC. L’analisi eLCC pone sotto esame il sistema che va dalla demolizione dell’edificio al riciclo dei rifiuti minerali inerti fino alla re-immisione nel mercato come aggregati riciclati. Le fasi dell’eLCC sono suddivise nella definizione di scopi ed obiettivi, l’analisi dell’inventario e l’interpretazione dei risultati. Tenendo in considerazione gli stessi confini del sistema, l’analisi LCA prevede la definizione degliobiettivi, l’analisi dell’inventario, l’analisi degli impatti ambientali, l’interpretazione dei risultati e, infine, la monetizzazione degli impatti risultanti.
Disponibile qui il programma e il link per accedere all’evento.
La calce è utilizzata in vari settori, tra cui i materiali da costruzione.
Partendo dalla letteratura scientifica disponibile, è stato possibile stimare le potenzialità di assorbimento di CO2 da parte di diversi tipi di materiali da costruzione: malte aeree, malte cementizie e legante in base calce con frammenti di fusti di canapa.
Il lavoro presentato alla conferenza internazionale “Material Science & Smart Materials – MSSM 2021” nell’agosto 2021 è ora disponibile gratuitamente al seguente link.
È disponibile l’articolo scientifico riguardo la disponibilità di materie prime per l’alcalinizzazione degli oceani, pubblicato sulla rivista Global Biogeochemical Cycles, nell’ambito del progetto Desarc-Maresanus.
L’articolo risponde all’interrogativo essenziale per il progetto sopra citato sul fatto se ci siano o meno sufficienti risorse naturali per garantire l’abbattimento della CO2 atmosferica tramite un processo di alcalinizzazione oceanica artificiale.
Nel testo si mettono a confronto le diverse materie prime utilizzabili a tale scopo e se ne indicano i vantaggi e gli svantaggi, valutando al contempo le riserve di questi materiali nelle zone costiere, nell’ottica di abbattere gli eventuali costi di trasporto. L’articolo si conclude con il riconoscimento del carbonato di calcio come miglior materia prima per l’alcalinizzazione, previa calcinazione, sia per i vantaggi sulle altre materie prime in termini di impatto ambientale, sia per la sua grande abbondanza.
L’articolo è disponibile ad accesso libero a questo link
Testo di Niccolò Storni