Nell’ambito di una tesi di dottorato sulla gestione dei rifiuti tessili stiamo diffondendo un questionario sulle abitudini delle persone nel momento in cui si devono disfare di un prodotto tessile.
Il questionario è diretto a tutte le persone che vivono in Italia.
L’obiettivo è quello di ottenere informazioni sulla composizione della frazione di rifiuti tessili differenziati, in termini di tipo di prodotti e di qualità percepita dall’utente nel momento in cu si disfa del prodotto. Questi fattori, infatti, andranno fortemente ad influenzare la filiera di gestione del rifiuto a valle.
Il questionario si sofferma anche sulle abitudini delle persone per quanto riguarda l’acquisto di prodotti tessili usati, anche con l’obiettivo di stimare il fattore di sostituzione tra prodotto usato e prodotto nuovo.
Il progetto di ricerca è sostenuto da Regione Lombardia all’interno del “Progetto Innovazione PoliMi – Regione Lombardia: strategies for the further improvement of waste management in advanced context“.
La presa di coscienza degli impatti ambientali dell’industria tessile e la diffusione di capi di abbigliamento la cui vita utile è sempre più breve sta portando, negli ultimi anni, a un certo fermento nel mondo dei tessili, dal punto di vista normativo (EU Strategy for sustainable and circular textiles), dal punto di vista delle aziende produttrici, e da parte dei soggetti che si occupano della gestione dei rifiuti. Anche per quanto riguarda questo settore, l’applicazione dell’analisi del ciclo di vita (LCA) fornisce utili indicazioni per valutare gli impatti di strategie di circolarità e di sistemi per la gestione dei rifiuti.
Si tratta di una revisione sistematica della letteratura scientifica disponibile in merito a studi LCA applicati alla gestione di rifiuti tessili e a diverse strategie di economia circolare applicate a prodotti tessili.
Gli articoli sono stati analizzati per rispondere a 5 domande di ricerca:
1) quali sono, dal punto di vista degli impatti ambientali, le migliori opzioni per gestire i flussi di rifiuti tessili su scala nazionale o regionale?
2) Qual è il contributo agli impatti ambientali della gestione della frazione di rifiuto tessile, se comparata alla gestione delle altre frazioni di rifiuti urbani?
3) Quali sono gli impatti ambientali legati ai processi di riciclo dei tessili?
4) Quale contributo nella riduzione degli impatti ambientali sul ciclo di vita di un prodotto tessile possono avere diverse pratiche di economia circolare (buone pratiche nella fase d’uso, condivisione, utilizzo di fibre riciclate, riciclo a fine vita)?
5) Quali sono le variabili che influenzano maggiormente i risultati delle analisi sul ciclo di vita?
L’analisi degli articoli ha dimostrato come le pratiche che allungano la vita utile dei prodotti tessili, unite ad una gestione del fine vita che segue la gerarchia dei rifiuti in un sistema integrato, portano a notevoli benefici in termini di potenziali impatti ambientali. Le variabili che influenzano i risultati sono, però, numerose.
Se vuoi saperne di più, trovi l’articolo completo qui.
Negli ultimi mesi sono stati vari gli sviluppi in materia di gestione dei rifiuti tessili. Il 2 febbraio il Ministero dell’Ambiente ha diffuso un comunicato stampa in cui si dichiara che per la filiera del tessile è in arrivo un provvedimento per istituire la responsabilità estesa del produttore. Sul testo è stata avviata una consultazione degli stakeholder principali, che terminerà il 3 marzo. Tutti i sistemi di gestione riconosciuti dal Ministero andranno a costituire il CORIT (Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili), al fine di garantire il necessario coordinamento dell’attività di raccolta differenziata.
La raccolta separata della frazione tessile è obbligatoria per i paesi dell’UE entro il 2025, ma in Italia quest’obbligo, rivolto ai comuni, è stato anticipato al 1° gennaio 2022 dal DL 116/2020. Attualmente, nel nostro paese sono attivi quattro consorzi: RETEXT.GREEN (fondato da Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano), ECOTESSILI (fondato da Federdistribuzione), COBAT TESSILE (parte di COBAT, piattaforma multi-consortile controllata da Innovatec) e RE.CREA (coordinato da Camera nazionale della moda Italiana e fondato da diversi noti brand di moda italiani). Tra gli attori interessati si può aggiungere anche UNIRAU (Unione Imprese Raccolta Riuso e Riciclo Abbigliamento Usato).
Recentemente, il Ministero ha anche risposto ad un interpello di Confindustria sul deposito preliminare dei rifiuti tessili nei punti vendita, chiarendo che potrà essere svolto dai soggetti che chiederanno il riconoscimento del proprio sistema solamente dopo che il decreto sulla EPR per il tessile sarà operativo.
L’approccio al settore tessile del consorzio francese Refashion. La Francia è l’unico paese europeo che ad oggi è dotato di uno schema EPR strutturato per il settore tessile (immagine da https://refashion.fr)
Il 9 febbraio scorso abbiamo seguito il Textile Innovation Day organizzato da Sistema Moda Italia. Nei vari interventi sono emerse diverse possibilità di upcycling e downcycling, mentre per quanto riguarda la gestione del rifiuto, la fase di selezione riveste un ruolo fondamentale: i capi riutilizzabili vengono separati dal flusso principale, elementi come zip e bottoni vengono rimossi e i capi vengono suddivisi a seconda del colore e/o del tipo di fibra. Gran parte dei processi di selezione avviene manualmente ma non mancano le novità sul piano della selezione automatica, con macchine che operano tramite spettrometria o intelligenza artificiale. Tra le tecnologie di riciclo, le più consolidate sono il riciclo meccanico e quello termo-meccanico. Il riciclo chimico è in fase di sviluppo mentre quello biologico, in cui si sfrutta l’azione di enzimi, è in fase di studio. Per una panoramica di dettaglio sulle tecnologie di riciclo del tessile consigliamo la lettura del rapporto della Commissione Europea Study on the technical, regulatory, economic and environmental effectiveness of textile fibres recycling, pubblicato nel novembre 2021.
Per stimare quale siano i potenziali impatti ambientali del sistema di gestione dei rifiuti, è importante tenere conto di valutazioni LCA. Nella letteratura scientifica, la maggior parte degli studi LCA sui rifiuti tessili riporta il riutilizzo come il metodo da privilegiare. Suggeriamo, a questo proposito, la review di Sandin e Peters del 2018 in cui sono stati analizzati 41 studi LCA sull’argomento. Tra le variabili principali che influenzano i risultati delle analisi sul ciclo di vita della gestione dei rifiuti tessili troviamo il rendimento dei processi di riciclo, la modellizzazione della fase d’uso (numero di lavaggi e riutilizzi), la composizione dei rifiuti in ingresso e il coefficiente di sostituzione tra fibre riciclate e fibre vergini o tra un abito usato e uno nuovo. Le sfide principali sono la capacità di gestire un mix di diversi materiali e il mantenimento della qualità delle fibre riciclate. Nella stima dei potenziali impatti ambientali sul ciclo di vita occorrerà raccogliere un maggior numero di dati sulla fase d’uso, stimando il rilascio di microplastiche e altre sostanze nei cicli di lavaggio, ed integrare nelle analisi anche l’influenza delle piattaforme di scambio per l’abbigliamento di seconda mano, che si stanno diffondendo negli ultimi anni.
Proprio per affrontare il tema dei potenziali impatti ambientali della filiera tessile e del sistema di gestione di questa frazione di rifiuti è in corso un dottorato di ricerca di AWARE in collaborazione con Regione Lombardia.