Rifiuti tessili: facciamo il punto

Selezione manuale dei rifiuti tessili (immagine da https://unsplash.com)

Negli ultimi mesi sono stati vari gli sviluppi in materia di gestione dei rifiuti tessili. Il 2 febbraio il Ministero dell’Ambiente ha diffuso un comunicato stampa in cui si dichiara che per la filiera del tessile è in arrivo un provvedimento per istituire la responsabilità estesa del produttore. Sul testo è stata avviata una consultazione degli stakeholder principali, che terminerà il 3 marzo. Tutti i sistemi di gestione riconosciuti dal Ministero andranno a costituire il CORIT (Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili), al fine di garantire il necessario coordinamento dell’attività di raccolta differenziata.

La raccolta separata della frazione tessile è obbligatoria per i paesi dell’UE entro il 2025, ma in Italia quest’obbligo, rivolto ai comuni, è stato anticipato al 1° gennaio 2022 dal DL 116/2020. Attualmente, nel nostro paese sono attivi quattro consorzi: RETEXT.GREEN (fondato da Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano), ECOTESSILI (fondato da Federdistribuzione), COBAT TESSILE (parte di COBAT, piattaforma multi-consortile controllata da Innovatec) e RE.CREA (coordinato da Camera nazionale della moda Italiana e fondato da diversi noti brand di moda italiani). Tra gli attori interessati si può aggiungere anche UNIRAU (Unione Imprese Raccolta Riuso e Riciclo Abbigliamento Usato).

Recentemente, il Ministero ha anche risposto ad un interpello di Confindustria sul deposito preliminare dei rifiuti tessili nei punti vendita, chiarendo che potrà essere svolto dai soggetti che chiederanno il riconoscimento del proprio sistema solamente dopo che il decreto sulla EPR per il tessile sarà operativo.

L’approccio al settore tessile del consorzio francese Refashion. La Francia è l’unico paese europeo che ad oggi è dotato di uno schema EPR strutturato per il settore tessile (immagine da https://refashion.fr)

Il 9 febbraio scorso abbiamo seguito il Textile Innovation Day organizzato da Sistema Moda Italia. Nei vari interventi sono emerse diverse possibilità di upcycling e downcycling, mentre per quanto riguarda la gestione del rifiuto, la fase di selezione riveste un ruolo fondamentale: i capi riutilizzabili vengono separati dal flusso principale, elementi come zip e bottoni vengono rimossi e i capi vengono suddivisi a seconda del colore e/o del tipo di fibra. Gran parte dei processi di selezione avviene manualmente ma non mancano le novità sul piano della selezione automatica, con macchine che operano tramite spettrometria o intelligenza artificiale. Tra le tecnologie di riciclo, le più consolidate sono il riciclo meccanico e quello termo-meccanico. Il riciclo chimico è in fase di sviluppo mentre quello biologico, in cui si sfrutta l’azione di enzimi, è in fase di studio. Per una panoramica di dettaglio sulle tecnologie di riciclo del tessile consigliamo la lettura del rapporto della Commissione Europea Study on the technical, regulatory, economic and environmental effectiveness of textile fibres recycling, pubblicato nel novembre 2021.

Per stimare quale siano i potenziali impatti ambientali del sistema di gestione dei rifiuti, è importante tenere conto di valutazioni LCA. Nella letteratura scientifica, la maggior parte degli studi LCA sui rifiuti tessili riporta il riutilizzo come il metodo da privilegiare. Suggeriamo, a questo proposito, la review di Sandin e Peters del 2018 in cui sono stati analizzati 41 studi LCA sull’argomento. Tra le variabili principali che influenzano i risultati delle analisi sul ciclo di vita della gestione dei rifiuti tessili troviamo il rendimento dei processi di riciclo, la modellizzazione della fase d’uso (numero di lavaggi e riutilizzi), la composizione dei rifiuti in ingresso e il coefficiente di sostituzione tra fibre riciclate e fibre vergini o tra un abito usato e uno nuovo. Le sfide principali sono la capacità di gestire un mix di diversi materiali e il mantenimento della qualità delle fibre riciclate. Nella stima dei potenziali impatti ambientali sul ciclo di vita occorrerà raccogliere un maggior numero di dati sulla fase d’uso, stimando il rilascio di microplastiche e altre sostanze nei cicli di lavaggio, ed integrare nelle analisi anche l’influenza delle piattaforme di scambio per l’abbigliamento di seconda mano, che si stanno diffondendo negli ultimi anni.

Proprio per affrontare il tema dei potenziali impatti ambientali della filiera tessile e del sistema di gestione di questa frazione di rifiuti è in corso un dottorato di ricerca di AWARE in collaborazione con Regione Lombardia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *