Uno studio di fattibilità per il dumpsite di Ngong (Kenya)

Uno studio di fattibilità per la chiusura di un dumpsite (discarica non controllata) nella città di Ngong, e per l’apertura di un impianto di trattamento e recupero dei rifiuti indifferenziati.
Il gruppo AWARE arriva in Kenya nel quadro di una collaborazione che vede il Politecnico di Milano, con tre Dipartimenti coinvolti (DICA, ABC e Energia), coordinare un consorzio che include come partner locali la Technical University of Kenya (TUK) e l’azienda di consulenze LDK Africa Ltd. L’incarico arriva da UN-Habitat, agenzia delle Nazioni Unite che dal 1978 si occupa di vivibilità e miglioramento degli insediamenti umani.

Con una popolazione superiore a 150’000 abitanti, Ngong nasce come suburbio di Nairobi, prima di acquisire dignità come città appartenente alla Kajiado County, la contea limitrofa alla capitale. I rifiuti prodotti dagli abitanti di Ngong vengono conferiti dalla fine degli anni Novanta in una cava in disuso prossima alla strada principale che attraversa la città, che ad oggi ha assunto la forma di un grosso cumulo di spazzatura, esteso su una superficie poco inferiore ai due ettari e alto in alcuni punti fino a sette metri. In prossimità della discarica è sorto l’insediamento informale (slum) di Mathare, vicinissime si trovano una chiesa e una scuola, e il corso d’acqua che attraversava l’area è ora parzialmente sepolto dai rifiuti e ridotto ad un rigagnolo. Questa situazione incontrollata è causa di diversi problemi, da un punto di vista ambientale e sanitario, tanto da richiedere un intervento deciso.

Dumpsite  of Ngong (Kenya)
Il dumpsite di Ngong

Si è posto quindi il problema non solo di chiudere la discarica e spostarla in un sito identificato dal Governo, ma di individuare anche una tecnologia adatta per trattare i rifiuti, tenendo in considerazione la loro composizione  (oltre al contenuto prevalentemente organico, vi si trovano anche frazioni riciclabili come plastica, metalli e carta) e soprattutto i vincoli sociali dati dal contesto locale.

Diversi attori infatti partecipano alla raccolta e al conferimento dei rifiuti: il County Council, che organizza la raccolta dai contenitori dislocati per la città e lo spazzamento stradale; un consorzio di piccole imprese (PSPs o Private Service Providers) che portano avanti la raccolta dei rifiuti domestici, strutturata in maniera simile ad un porta a porta; e infine il NURU Youth Group, l’associazione (CBO) dei raccoglitori di rifiuti, che tutti i giorni popolano la discarica per separare e vendere materiali e oggetti di valore. I raccoglitori di rifiuti, conosciuti nei paesi anglofoni come waste pickers o (più volgarmente) scavengers, sono figure assai presenti nei contesti a basso reddito, una caratteristica manifestazione dell’economica informale, e spesso non viene riconosciuto loro il ruolo ricoperto nel recupero e riciclo dei materiali. Tra gli obiettivi di questo progetto c’è anche quello di realizzare un intervento che non leda quella che è fonte di sostentamento per oltre centocinquanta persone.

Assemblea di NURU Youth Group all'interno del dumpsite di Ngong
Assemblea di NURU Youth Group all’interno del dumpsite di Ngong

Ad inizio febbraio, Mario Grosso e Francesca Villa sono andati in missione a Nairobi per un workshop organizzato da UN-Habitat, con la partecipazione di tutti i partner coinvolti, delle istituzioni locali, dell’associazione delle PSPs e di Nuru Youth Group. La missione di Francesca si è poi protratta per portare avanti interviste e approfondimenti della situazione locale. Il prossimo appuntamento del progetto sarà a maggio.

Workshop a Ngong, Kenya (2 febbraio 2018)

A Ghent per collaborare sulla sostenibilità

A fine febbraio AWARE è andato in missione nella fiabesca città di Ghent, nelle Fiandre orientali.

Scopo della missione era quello di creare un contatto per future collaborazioni con il gruppo di ricerca del prof. Dewulf, attivo nel “Department of sustainable organic chemistry and technology”  della Ghent UNiversity.

Lucia Rigamonti ha spiegato quindi le attività portate avanti da AWARE concentrandosi su alcuni dei progetti più recenti. La presentazione è disponibile qui: Rigamonti_Ghent.

 

Con FUNASA per migliorare la gestione dei rifiuti in Brasile

AWARE ha partecipato a un incontro con i tecnici della Funasa (Fundação Nacional de Saúde) a Brasilia, per avviare un rapporto di cooperazione con il DICA del Politecnico, anche sul tema della gestione dei rifiuti.

Funasa è un’agenzia governativa che si occupa di tematiche di risanamento e tutela della salute per le sole città di dimensione inferiore ai 50.000 abitanti. Queste sono circa 5.000, per un totale di 65 milioni di abitanti.

In Brasile la quasi totalità dei rifiuti urbani raccolti (che non coincidono con quelli effettivamente prodotti!) viene smaltita in discarica. Delle discariche censite recentemente da Funasa, solo il 20% sono risultate in condizioni adeguate. C’è dunque molto lavoro da fare, sui temi della prevenzione, del riutilizzo, della raccolta dell’organico e del risanamento delle discariche esistenti.

Insegnare LCA in India

28 gennaio Malpensa: sono in partenza per l’India: mai stata: chissà come sarà! Milano – Abu Dhabi – Hyderabad. Dopo circa 13 ore di viaggio, arrivo a destinazione e fiduciosa esco dall’aeroporto, vado a sinistra (come mi era stato indicato dal professore ospitante) e cerco il mio nome sui fogli tenuti in mano dalle persone in attesa dell’arrivo dell’aereo, ma niente da fare: il mio non c’è. Ricontrollo, aspetto un po’, ricontrollo, niente. Chiedo al poliziotto, che molto gentilmente chiama il numero di telefono che mi era stato dato in caso di necessità e poi mi dice: aspetta qua, arriveranno. Passa mezz’oretta (nel frattempo cambio l’ora all’orologio: 4 ore e mezza in avanti) ed ecco che finalmente appare un foglio con il mio nome! Salgo in auto (dalla parte opposta che da noi) con destinazione il campus del NIT di Warangal. Supera a destra, supera a sinistra, schiva moto, tuc tuc, persone a piedi, camion….dopo aver visto la morte almeno 100 volte in due ore oso dire: è un po’ pericoloso guidare qua, sembra che non ci siano regole. Risposta: se seguissimo le regole ci metteremmo 5 ore invece che 3 per fare 150 km. Penso: non fa una piega. Decido così, invece che guardare avanti, di guardare a sinistra e vedo campi di cotone e risaie e purtroppo un bel po’ di rifiuti sparsi qua e là.

Arriviamo finalmente al campus e alla stanza che mi hanno riservato (capirò dopo che è nella residenza per ospiti speciali). Primo impatto: odore molto forte, caldo pazzesco, finestre mezze rotte, muffa nel mini frigo, bagno cavi a vista, cavo di rete che entra dalla finestra proveniente dall’altro lato della casa. Ma il professore è molto gentile e mi chiede se è tutto a posto. Mi dice poi che lunedì prima dell’inizio delle mie lezioni ci sarà una cerimonia di benvenuto. Ed effettivamente, lunedì mi ritrovo seduta tra direttore dell’istituto, direttore del dipartimento, coordinatore della sezione e il professore. Non capisco molto di quello che viene detto (l’inglese è un po’ indianizzato e poi parlano tutti a bassa voce) ma capisco che sono veramente contenti che io sia lì perché è per loro un’opportunità di accrescimento ed arricchimento della conoscenza. Inizio poi la mia lezione e quindi entro in aula (dove tutto è consunto ) e dico good afternoon: gli studenti tutti in coro e sorridenti mi rispondono good afternoon e si alzano in piedi. Inizio la mia lezione, scrivo qualcosa alla lavagna, faccio per cancellare e subito uno studente si alza e mi precede col cancellino. Pensando che forse a qualcuno dei nostri studenti italiani due settimane qua per capire cosa sono il rispetto per il professore e la voglia di conoscenza non finalizzata all’ottenimento di crediti potrebbero far bene, sorrido e continuo la mia lezione.