Casi studio di LCA applicata alla gestione dei rifiuti

È ora disponibile una nuova pubblicazione del Gruppo di Lavoro Gestione e Trattamento dei Rifiuti dell’Associazione Rete Italiana LCA.

Il lavoro, coordinato da Lucia Rigamonti, mira a individuare quali sono le possibili specificità e finalità dell’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assessment) al settore dei rifiuti, attraverso la descrizione di casi applicativi.

L’articolo è stato pubblicato sul terzo numero del 2020 della rivista Ingegneria dell’Ambiente ed è gratuitamente scaricabile qua.

Studi di AWARE tra le buone pratiche nel progetto LCA4Regions

Lo studio di LCA (Life Cycle Assessment) applicato ai rifiuti da costruzione e demolizione, condotto recentemente per Regione Lombardia e supervisionato da Lucia Rigamonti, assieme allo studio di LCC (Life Cycle Costing) oggetto del dottorato di Federica Carollo sono stati scelti come buona pratica all’interno del progetto Interreg Europe LCA4Regions.

LCA4Regions è un progetto del Programma comunitario Interreg Europe, che persegue la Cooperazione Territoriale Europea tra 9 Stati: Austria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Germania, Italia.

Il Progetto LCA4Regions si prefigge di integrare in modo più efficace l’applicazione delle metodiche di analisi del ciclo di vita alle politiche ambientali, in considerazione del fatto che usualmente molte politiche sono sviluppate in modo autonomo rispetto alle altre. Il Progetto si focalizza sulla estensione dei metodi LC (life cycle) come approccio olistico nella concezione di politiche pubbliche di protezione dell’ambiente e dell’efficienza del ciclo delle risorse. Su you tube è possibile vedere un breve filmato di spiegazione del progetto.

La presentazione delle buone pratiche selezionate avverrà mercoledì 21 ottobre durante la Transnational Learning Journey n. 3: LCA for waste management and material flows. Maggiori informazioni incluso il link a cui effettuare l’iscrizione (gratuita) all’evento sono disponibili qui.

Convegno MatER 2021: la call for abstracts è aperta!

Siamo lieti di annunciare la Quinta edizione del Convegno MatER, dal titolo “Recovery & Final Sinks for an Effective Waste Management”, che si terrà dal 7 al 9 giugno 2021 presso il campus di Piacenza del Politecnico di Milano. Il convegno si terrà in concomitenza con il “6° Convegno Internazionale sui Final Sinks”.

Locandina Convegno MatER 2021

Il Convegno vuole essere un’occasione di aggiornamento sulle ultime tendenze rispetto al mondo dei rifiuti, sia per quanto riguarda gli aspetti strategici e normativi, che per quelli tecnologico-scientifici. La call for abstracts è indirizzata sia a contributi scientifici propri del mondo accademico e della ricerca che a contributi tecnici più di carattere industriale per gli operatori del settore. Le presentazioni orali e i poster verteranno su 6 argomenti principali: material recovery; innovative technologies; biowaste residual valorization; environmental sustainability; energy recovery; final sinks.

Per tutte le informazioni e per partecipare alla call, visitate la pagina del sito MatER dedicata al convegno: http://www.mater.polimi.it/mater-final-sinks-meeting-2021-home/

Stiamo organizzando la 5a giornata di studio “Rifiuti e Life Cycle Thinking”: partecipa alla call for abstracts!

Martedì 9 marzo 2021 si svolgerà la quinta edizione di “Rifiuti e Life Cycle Thinking”, giornata dedicata alla presentazione e discussione di lavori sul tema: “Sviluppi e applicazioni delle metodologie basate sul life cycle thinking nella gestione e trattamento dei rifiuti, a supporto di un’economia sostenibile”.

La call for abstracts è aperta! Partecipa inviando il tuo contributo entro il 15 dicembre. Clicca qui per maggiori informazioni sulla call e sull’evento.

Scarica la locandina dell’evento.

Strumenti GIS open-source per la gestione dei rifiuti

Il 21 luglio 2020 ho discusso la mia tesi di dottorato di ricerca in “Metodologie e Tecniche appropriate nella Cooperazione Internazionale allo Sviluppo” (Università di Brescia).

Ho trascorso gli ultimi anni seguendo progetti di cooperazione allo sviluppo legati alla gestione dei rifiuti, dal Libano al Kenya, passando per il Mozambico e il Brasile. In ognuno di questi contesti ho potuto toccare con mano gli impatti sociali ed ambientali di una scorretta gestione dei rifiuti, scontrandomi con gli stessi ostacoli che incontrano quotidianamente gli attori locali impegnati su questo fronte.

Il mio lavoro di ricerca, dal titolo “Open Source GIS tools for local administrations: pursuing the economic sustainability of Solid Waste Management in low-income countries“, rappresenta la sintesi di questo percorso. In particolare, ho voluto sviluppare degli strumenti in ambiente GIS (Geographical Information System) per supportare progettisti e amministratori locali nella pianificazione della raccolta dei rifiuti, sfruttando le informazioni e i dati disponibili, spesso scarsi e inaffidabili. Il consumo di carburante dei veicoli impegnati nella raccolta è stato uno degli aspetti su cui mi sono focalizzata, includendo nell’analisi anche l’impatto della morfologia del territorio, e la pendenza stradale, oltre alla collocazione geografica dei possibili punti di raccolta (tenendo in considerazione l’accessibilità dal reticolo stradale, e la comodità degli utenti). Ho poi applicato gli strumenti sviluppati ad un caso studio reale, un progetto di INTERSOS in Libano, nel quale sono stata direttamente coinvolta.

Percorsi di raccolta ottenuti con l’applicazione del pacchetto di moduli in QGIS

Gli strumenti che ho utilizzato sono liberamente accessibili e scaricabili (QGIS, con il suo Processing modeler, e OpenStreetMap), in modo da evitare la barriera economica all’accesso legata al pagamento delle licenze, nella speranza che questo renda i risultati della mia ricerca fruibili a chiunque abbia alcune competenze informatiche, a prescindere dalla latitudine e dalla provenienza geografica.

Il pacchetto di strumenti sviluppato in QGIS è attualmente in fase di debug, in attesa di essere reso disponibile, sempre secondo la logica open source.

Vorrei ringraziare i miei relatori, prof. Mentore Vaccari (UniBS) e prof. Mario Grosso (PoliMI), e la commissione (prof. Marco Ragazzi – UniTN, prof. Raffaella Pomi – La Sapienza, prof. Sabrina Sorlini – UniBS), per l’interesse dimostrato per il lavoro, e per gli spunti forniti durante la discussione.

Un pensiero va alle colleghe e ai colleghi del Libano, che mi hanno affiancato negli ultimi due anni, e che in questi mesi stanno vivendo una situazione molto difficile, tra la crisi politica economica scoppiata a settembre 2020, la pandemia, e il recente catastrofico incidente che ha devastato Beirut, e che vede molti di loro impegnati nella gestione dell’emergenza. A loro va la mia gratitudine e la mia solidarietà.

Avendo discusso la tesi da remoto, a causa degli strascichi dell’emergenza sanitaria, esiste il video della discussione, disponibile su richiesta. Per chi fosse interessato, anche la tesi. Di seguito sono invece scaricabili il sommario (ITA/ENG) della tesi e la presentazione:

LCA di traverse ferroviarie prodotte con l’impiego di materiali riciclati

È stato pubblicato sulla rivista Transportation Research Interdisciplinary Perspectives un nuovo articolo che analizza con una prospettiva di ciclo di vita l’impiego di una innovativa tipologia di traversa ferroviaria in cui alla struttura convenzionale in calcestruzzo armato si aggiunge una sovrastruttura realizzata a partire da plastica riciclata e da polverino da pneumatici fuori uso.

In dettaglio, il confronto con la traversa tradizionale è stato condotto considerando, per la traversa innovativa, differenti potenziali benefici in termini di incremento della vita utile e riduzione della necessità di manutenzione della linea ferroviaria, così da evidenziare in quali condizioni operative essa permette una riduzione degli impatti ambientali.

In particolare, l’analisi è stata condotta in accordo con la metodologia PEF – Product Environmental Footprint, concepita con l’obiettivo di introdurre metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti. Lo studio mostra come tale metodologia abbia un’influenza significativa sui risultati, che sono fortemente dipendenti dall’approccio utilizzato per la modellizzazione dei processi di recupero di materia ed energia.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

AWARE all’edizione pilota del campionato mondiale di plogging

Anche AWARE ha partecipato alla prima edizione del campionato mondiale di plogging, ovvero della camminata o corsa con contestuale raccolta dei rifiuti trovati sul percorso. L’evento si inserisce all’interno di Keep Clean and Run, iniziativa nata nel 2015 per sensibilizzare sul tema dell’abbandono di rifiuti in ambiente, il cosiddetto “littering”.

Mario Grosso si è classificato secondo nella categoria running maschile over 45!

La raccolta di Mario Grosso, su un percorso di 10 km
Quella di Lucia Rigamonti, su 8 km

Utilizzo degli scarti delle attività minerarie

È ora gratuitamente disponibile l’articolo
“Environmental evaluation of treated tailing as Supplementary Cementitious Material”
presentato durante la conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020).

L’articolo è stato preparato nell’ambito della tesi di dottorato di Felipe Vargas: lo studio valuta con un approccio metodologico basato sulla Life Cycle Assessment ma sviluppato ad hoc i benefici ambientali dell’utilizzo dei residui dalle attività minerarie nella produzione di calcestruzzo in sostituzione di un certo quantitativo di cemento.  

L’articolo è scaricabile qua

Impatti ambientali delle bottiglie in vetro a rendere: una nuova pubblicazione

È stato pubblicato sugli atti della Conferenza 27th CIRP Life Cycle Engineeering Conference (LCE 2020) un nuovo articolo sul tema del riutilizzo degli imballaggi nel Nord Italia. L’articolo analizza il ciclo di vita delle bottiglie in vetro a rendere (VAR) utilizzate nella distribuzione di acqua minerale fino a un massimo di 30 volte. In dettaglio si quantifica il contributo delle principali fasi del ciclo di vita dell’imballaggio al variare del numero di utilizzi e si riporta un confronto finale con un sistema equivalente improntato sul vetro monouso.

I principali risultati dello studio mostrano che il contributo maggiore agli impatti del sistema VAR è fornito dalla fase di distribuzione del prodotto, che per il numero massimo di utilizzi (n=30) determina fino all’80% dell’impatto complessivo. I carichi del processo di rigenerazione sono invece più modesti (contributo generalmente inferiore al 45% dell’impatto complessivo anche per 30 usi) e, a seconda delle categorie analizzate, principalmente riconducibili al consumo di energia elettrica dell’impianto di imbottigliamento, al riscaldamento delle acque di lavaggio e alla produzione dei tappi in alluminio primario da sostituire in ciascuna rigenerazione. Nelle condizioni medie operative, già con 2 sole consegne il sistema VAR risulta ambientalmente preferibile rispetto all’alternativo vetro a perdere. Il confronto tra i due sistemi è tuttavia sensibile alla distanza di trasporto coinvolta in fase di distribuzione.

L’articolo è consultabile liberamente qui.

Raccolta e spazzamento: un rapporto da rivedere?

Vista la diffusione della moda del plogging, ovvero della raccolta di rifiuti durante la corsa o le attività all’aperto in generale, è opportuna una seria riflessione sull’entità del fenomeno dell’abbandono (o littering), che sta diventando una vera piaga in molte parti del mondo. Le immagini strazianti di animali marini in sofferenza a causa dell’ingestione o dell’intrappolamento in detriti antropici, sebbene mediaticamente molto forti, sono solo il punto terminale di una catena che parte in prevalenza dalla terraferma. Limitare l’analisi del fenomeno all’incuria delle persone pare tuttavia limitativo. Peraltro il plogging nasce in Svezia, uno dei paesi più avanzati in termini di coscienza ambientale della popolazione, dove non ci si aspetterebbe di trovare grandi quantitativi di rifiuti da raccogliere.

Esiste dunque, a parere dello scrivente, un secondo aspetto che meriterebbe di essere approfondito, ovvero la “propensione al littering” dei diversi materiali. E’ evidente come questa sia favorita dalla leggerezza degli stessi (che si parli di imballaggi, di articoli usa e getta, di mascherine o guanti monouso per restare sull’attualità), che ne determina una minore attribuzione di valore ma anche una semplice maggiore probabilità di essere trascinati dal vento. Questo fenomeno, che ad esempio per gli imballaggi in plastica è riconducibile alla continua sgrammatura osservata negli ultimi anni (e incentivata dall’approccio normativo del “contributo ambientale” proporzionale al peso), è destinato ad essere esacerbato dai provvedimenti post-Covid, che vedono un massiccio ritorno a prodotti confezionati e monoporzioni.

A fronte del dilagare del fenomeno, che non può certo essere affrontato con il solo spirito di sacrificio dei praticanti il plogging, risulta evidente l’inadeguatezza dei servizi di spazzamento stradale. Ai quali fa invece contrasto l’enorme attenzione verso le raccolte differenziate, sempre più spinte, e spesso non allineate alla effettiva capacità di riciclo e recupero dei materiali presente sul territorio. A titolo indicativo, nei servizi di raccolta e spazzamento appaltati dai Comuni, gli importi complessivamente dedicati ai secondi sono dell’ordine di 1/10 del costo complessivo.

Insomma, così come non è colpa della plastica se questa viene dispersa nell’ambiente, l’abbandono non è neppure necessariamente sempre deliberato. Di questo si dovrebbe tenere conto, partendo proprio da un potenziamento dei servizi di spazzamento stradale eventualmente a discapito di quelli di raccolta, per trovare un nuovo punto di equilibrio tra le due esigenze di lotta all’abbandono e di corretta gestione dei rifiuti. Visto che, come sempre, “il meglio è nemico del bene”.